I due livelli di Wozzeck

Wozzeck
Opera in tre atti di Alban Berg, testo del compositore (dal Dramma Woyzeck di G. Büchner).
Prima Rappresentazione Berlino 14 dicembre 1925.
Edizione: Universal Musik, Wien
(Allestimento in forma semi-scenica, in lingua originale con sopratitoli in italiano)

Accademia di Santa Cecilia
Auditorium - Sala Santa Cecilia
Viale de Coubertin - Roma

Recensione
classica
Accademia Nazionale di Santa Cecilia Roma
Alban Berg
08 Ottobre 2003
Aprendo la stagione sinfonica con "Wozzeck" alle 18.30 di mercoledì, calcolato o no che fosse S. Cecilia ha corso il rischio di veder disertare il pubblico romano che si teme oltre modo tradizionalista e/o magari a quell'ora del pomeriggio in tutt'altre faccende affaccendato. Invece i romani, piuttosto che rimanere alla stazione con la lacrimuccia come dei Pierrot, su quel treno ci sono saliti: la sala grande da 2.700 posti dell'Auditorium era pressoché piena a dimostrazione che il pubblico ben avvertiva l'importanza di un'operazione il cui valore culturale per la capitale è indubitabile, particolarmente in un periodo di sofferenza creativa per il teatro musicale. E non sono rimasti delusi: i calorosi applausi riservati a questo "Wozzeck", seppure non prolungatissimi com'è costume capitolino, sono lì a testimoniarlo. Per la prima volta in lingua originale a Roma, con questo "Wozzeck" debuttava nella Sala S. Cecilia all'Auditorium il teatro musicale in forma semiscenica: per l'occasione l'intera zona dietro il palco orchestrale –vale a dire il settore del coro e la galleria retrostante– erano stati trasformati con strutture di legno in un enorme palcoscenico su due livelli, sviluppato più in larghezza e in altezza che in profondità. Dunque uno spazio non facile e ovviamente privo di sipario, che obbligava a disobbedire alle precise istruzioni registiche di Alban Berg. La regia proposta da Daniele Abbado, ambientata alla fine degli anni '20, è stata piuttosto lineare e in certo senso riuscita. Sui due livelli, collegati da scale anche semoventi, erano posizionati alcuni scarni arredi, tavoli delle osterie, l'armadio a vetri del Docktor e poco altro. Nell'intenzione di Abbado il tutto somigliava a una "gigantesca installazione", al cui interno i personaggi, spesso tutti a vista, si agglomeravano per le singole scene. Asciutta la recitazione, spesso gesti suggestivamente appena abbozzati. Mancava il rapido e geometrico susseguirsi dei 15 cambi scena, specchio drammatico dell'architettura musicale berghiana, e benché tutto ciò fosse arduo da ottenere in quello spazio, forse ci si poteva provare. Dalla serata esce di lauri cinto Daniele Gatti che ha diretto con piglio vibrante: decise le dinamiche, scattanti i crescendo, in un'interpretazione da porre in ambito espressionista, per intenderci al polo opposto di quella di C. Abbado che tutti abbiamo nello scaffale dei CD; pure un'interpretazione forte, decisamente teatrale e non priva di sfumature orchestrali. Convincente non solo per il pubblico ma anche per Orchestra e Coro ceciliani che hanno dato ottima prova. Nel cast si distinguono Jürgen Linn per la forte immedesimazione nel personaggio di Wozzeck; Gabriele M. Ronge che, con lievi rigidità, supera la parte di Marie tra le più ostiche della partitura; notevole il cammeo del Tambourmajor di Stefan Margita. Per converso, al di sotto del livello generale è lo Hauptman di Benedikt Kobel. Si annota a piè di pagina: l'acustica della Sala grande dell'Auditorium appare senz'altro migliorata dalle strutture sceniche in legno approntate per questo spettacolo che ne chiudono la parte posteriore. Un buon motivo per riflettere.

Interpreti: Jürgen Linn, Gabriele Maria Ronge, Stefan Margita, Benedigt Kobel, Kurt Azesberger , Johann Werner Prein

Regia: Daniele Abbado

Scene: Giovanni Carluccio

Costumi: Nanà Cecchi

Orchestra: Orchestra Accademia di Santa Cecilia (Banda della polizia di Stato dir. Maurizio Billi)

Direttore: Daniele Gatti

Coro: Coro Accademia di Santa Cecilia (Coro di voci bianche "Aureliano" dir. Bruna Valenti)

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

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