Finalmente il Boccanegra per Muti

La stagione dell'Opera inaugurata alla presenza del Presidente Napolitano e di Monti

Recensione
classica
Teatro dell'Opera di Roma Roma
Giuseppe Verdi
27 Novembre 2012
Muti si accosta a Simon Boccanegra, l'unico grande titolo verdiano finora assente dal suo curriculum, conoscendo bene sia le opere giovanili di Verdi (la prima versione è del 1857 e guarda al recente Trovatore) sia quelle estreme (la seconda è del 1881, tra la varie revisioni del Don Carlo e poco prima di Otello). Quest'ampia e profonda conoscenza e l'amorevole e lunga meditazione su questa partitura sono le premesse della somma maturità d'interprete del Muti di oggi, che non ha perso - quando ce n'è materia - il fuoco del suo Verdi giovanile ma brilla soprattutto per l'equilibrio perfetto, per i dettagli preziosi scoperti tra le pieghe della partitura, per le sfumature delicate e quasi crepuscolari. Il mare col suo lieve e cullante ondeggiare, con i riverberi della luce sulla sua superficie calma, con la leggera nebbiolina che lo copre nelle giornate invernali: Muti è estremamente sensibile alla presenza di questo mare sempre placido, che fiancheggia e in qualche modo rasserena lo scorrere della torbida vicenda. E poi la profonda commozione dell'estremo incontro di due grandi figure di vecchi - Boccanegra e Fiesco - sempre nemici e infine placati e vicini. Sono questi i due aspetti che si possono citare come i più caratterizzanti della sua interpretazione. Ma anche l'aver tolto alla perfidia di Paolo quel tanto di manierato che talvolta vi si può cogliere, per farne una figura fosca e terribile, elevata al rango di altro protagonista. E lasciamo immaginare cosa possa fare Muti in una scena come quella del Maggior Consiglio. Cast ottimo, docile alla sua bacchetta ma senza lasciarsene annientare. Per Francesco Meli è un'ulteriore conferma, per Maria Agresta e Dmitri Beloselskiy è una grande passo verso una maturazione vocale e interpretativa che si annuncia splendida. Bene George Petean, cui però sfugge forse qualcosa di un personaggio complesso come Simone. Benissimo la coppia dei "cattivi", Quinn Kelsey e Riccardo Zanellato. E benissimo anche orchestra e coro. Poco da dire dello spettacolo, nonostante le grandi firme: non fa danni ma si accontenta della più piatta tradizione, con la gesticolazione enfatica che si alterna a momenti di stasi all'interno di una scenografia monumentale ma poco suggestiva.

Note: Nuovo allestimento

Interpreti: Boccanegra: George Petean, Maria-Amelia: Maria Agresta/Eleonora Buratto; Fiesco: Dmitri Beloselskiy/Riccardo Zanellato; Adorno: Francesco Meli; Paolo: Quinn Kelsey/Marco Caria; Pietro: Riccardo Zanellato/Luca Dall'Amico; un capitano: Saverio Fiore; un'ancella: Simge Büyükedes

Regia: Adrian Noble

Scene: Dante Ferretti, con arredamenti di Francesca Lo Schiavo

Costumi: Maurizio Millenotti

Coreografo: Sue Lefton

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Riccardo Muti

Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma e Cantori della Cappella Musicale Pontificia

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

Luci: Alan Burrett

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