Divine perversioni o le perversioni dei divini?

Passati 10 anni dalla prima di questo allestimento della Calisto, la regia di Herbert Wernicke è più attuale che mai e sembra volerci ricordare che la sola esecuzione leggittima per le opere del Seicento è quella in forma scenica, differentemente dall'uso instauratosi di presentare al pubblico noiose e scialbe esecuzioni concertanti.

Recensione
classica
Wiener Festwochen Vienna Wien
Pier Franceso Cavalli
16 Maggio 2003
Il merito maggiore, ma non l'unico, di questa rappresentazione è di chiarire una volta per tutte che anche le opere precedenti a Mozart dovrebbero venire eseguite in forma scenica, e non in tediose forme concertanti con cantanti vestiti in abito nero e in posa semi-imbalsamata sull'orlo del palcoscenico. Herbert Wernicke questo lo aveva capito e non ha la caso la sua regia, di dieci anni fa, risplende di vitalità e dinamismo, alludendo a una delle peculiarità dell'opera del Seicento, dove tutto si muove e si deve muovere, poiché questa è la prerogativa principale per raggiungere le corde più intime del sentire del pubblico. Anche il fatto che una delle tematiche principali dell'opera veneziana del Seicento fosse l'amore – inteso più nella sua componente sensuale che in quella neoplatonica – si rispecchia in questo allestimento, che sembra voler riproporre un'arena dove le varie divinità sfogano, o forse esprimono in maniera enfatizzata, le loro perversioni erotiche e sessuali. Anche l'orchestra fa suo questo ideale: mai statiche le linee melodiche, espressivo al massimo qualsiasi suono esca dalla buca, policroma la tavolozza delle risorse timbriche, raffinato il ductus dell'insieme. Quello che tuttavia ci ha stupito di più è la perfezione dell'intonazione e la raffinatezza timbrica del corpus strumentale, non dobbiamo dimenticare, tutto formato da strumenti antichi. Convince l'operazione di completamento della partitura da parte di René Jacobs e le parti improvvisate (incrementi delle linee melodiche e del basso con cromatismi e diminuzioni da capogiro) dai vari componenti dell'ensemble strumentale Concerto Vocale. Wernicke trasporta tutti i personaggi maschili nel mondo della commedia dell'arte, associandogli una maschera, uno stereotipo. Le figure femminili, invece, incarnano più un ideale barocco, con sensualità e tormento portati al parossismo. Anche le scenografie sono costruite in base ad un dualismo: il palcoscenico è preso dalla commedia dell'arte veneziana (un piano di legno con alcune botole dalle quail escono inaspettati e si nascondono i vari personaggi), mentre il cielo e le pareti rappresentano la volta stellare della cosmologia rinascimentale con splendidi disegni tratti dall'affresco della Sala del mappamondo del Palazzo Farnese di Caparola in provincia di Viterbo. Tutto è un carosello di colori, costumi, effetti scenici, e la cosa bella è che non solo il pubblico sembra divertirsi e sentirsi a proprio agio, ma anche il cast dei cantanti. Se Calisto (Cinzia Forte è sensuale, passionale, naiv e lunare a seconda dello svolgimento drammatico. La voce è sicura in tutti i registri e riesce incredibilmente a mantenere tutto il vigore vocale anche nelle colorature più virtuosistiche) e Giove (Marcello Lippi oscilla con nonchalance tra baritono e voce finta) tengono i fili della rappresentazione, niente potrebbe esistere senza quella costellazione di personaggi secondari così simpatico e pittoreschi. Virile e statuario Mercurio (Hans Peter Kammerer), drammatica Diana (Malena Ernmann), Giunone (Sonia Theodoridou) da sfogo all'avvenuta cornificazione da parte di Giove con colorature isteriche che per intensità e potenza si diffondono in tutta la platea. Geniali, bisogna ripeterlo, tutti i personaggi buffi (Gilles Ragon, Graham Pushee, Dominique Visse, Jean-Paul Fouchécourt) che come gli altri cantanti non sono andati alla ricerca di un ideale di "bel canto", che ovviamente sarebbe stato fuori luogo per questo tipo di repertorio, ma hanno adattato la vocalità ai diversi personaggi e alle diverse situazioni a scopi espressivi e comici. Il pubblico intrattenuto e divertito più che mai non è sembrato "scandalizzato" dalle perversioni dei vari dei. Anzi, come avveniva nei teatri veneziani del '600, il pubblico ha forse cercato di identificarsi con i beniamini sulla scena, rivangando tra i momenti edonistici del proprio passato.

Interpreti: Eternita Cinzia Forte, Natura Jean-Paul FouchÈcourt, Destino Malena Ernman, Giove Marcello Lippi, Mercurio Hans-Peter Kammerer, Calisto Cinzia Forte, Endimione Graham Pushee, Diana Malena Ernman, Linfea Gilles Ragon, Satirino / Furie Dominique Visse, Pane Jean-Paul Fouchecourt, Silvano Henry Waddington, Giunone Sonia Theodoridou

Regia: Herbert Wernicke

Scene: Herbert Wernicke

Costumi: Herbert Wernicke

Orchestra: Concerto Vocale

Direttore: René Jacobs

Coro: Choro di Menti Celesti

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