Cuore di cane: Bulgakov diventa musical

In un musical, direi, atipico, sono state messe in scena le vicende grottesche del cane-uomo raccontate da Bulgakov nel celebre racconto censurato dalla polizia sovietica. Risultato piuttosto godibile, con qualche elemento ancora da registrare.

Recensione
classica
Teatro Nazionale Milano
13 Ottobre 2005
"In un'aureola bianca si ergeva il sacerdote [...]. I suoi capelli canuti e corti nascosti da un berretto candido, simile al copricapo di un patriarca. La divinità era tutta vestita di bianco e sul davanti aveva uno stretto grembiule di gomma, un po' come quello che usano i preti" (BULGAKOV, Cuore di Cane, Milano, B.U.R., 1997, p. 70). Così, dal punto di vista canino preoperazione, viene descritto lo scienziato Preobranzeskij, e intorno a questa illuminante intuizione di Bulgakov – la scienza come nuovo dio – si è mosso nella sua riduzione teatrale Marco Daverio. In un musical, direi, atipico, sono state messe in scena le vicende grottesche del cane-uomo, il bastardo perennemente affamato e malmenato dai portinai che, grazie all'impianto di una ghiandola umana, viene trasformato in un alcolizzato donnaiolo con il vizio di rincorrere i gatti. Atipico, perché ha il coraggio di affrontare, seppur in chiave semicomica, temi complessi e attualissimi come il confine tra etica e scienza. Dunque bene, da questo punto di vista, perché il messaggio (forse in modo sin troppo ostentato) è stato anche: il teatro è uno strumento di riflessione. Ciò detto, "Cuore di cane", che ha inaugurato ieri sera la nuova stagione del Nazionale e sarà in scena fino al 23 ottobre, è stato piuttosto godibile, con qualche momento molto divertente e alcuni elementi però ancora da registrare. Le musiche, composte da Roberto Negri ed eseguite dal vivo da un ottimo ensemble strumentale, giocano a citare temi popolari e sono, benché alla lunga un po' ripetitive, senz'altro funzionali allo scopo. Ottimo il cast dal punto di vista della recitazione, nessuno escluso, con particolare riguardo per la verve comica del Generale Nicola Stravalaci e la mimica del cane-uomo Andrea Lapi. Meno convincenti invece le doti canore degli attori, eccezion fatta per la Zina di Angela Demattè. Da sottolineare infine per questa produzione il forte contributo dell'Accademia della Scala, che ha realizzato per lo spettacolo le scene (semplici ma efficaci) e i costumi, e ha fornito macchinisti, truccatrici, sarte, parrucchieri, fotografi ed elettricisti.

Note: Musical prodotto da "Artistica" produzioni in collaborazione con l'Accademia della Scala

Interpreti: Alessandro Balducci, Andrea Lapi, Umberto Terruso, Nicola Stravalaci

Regia: Bruno Fornasari

Scene: Clara Motta

Costumi: Attilio Carota

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