Così fan tutte non brilla in streaming

Scala: Antonini sul podio per l'opera mozartiana

Così fan tutte (Foto Brescia e Amisano)
Così fan tutte (Foto Brescia e Amisano)
Recensione
classica
Teatro alla Scala, Milano
Così fan tutte
23 Gennaio 2021

Classica edizione quella di Così fan tutte che la Scala ha riproposto in streaming, andata in scena con la regia di Michael Hampe nel 1982 e di nuovo nel 1989, entrambe le volte diretta da Riccardo Muti. Ora la regia viene ripresa da Lorenza Cantini, sul podio Giovanni Antonini (in sostituzione dell'annunciato Antonio Pappano) e ovviamente un nuovo cast. Nonostante le riprese televisive privilegino i primi piani, spesso ingenerosi, lo spettacolo nell'insieme conserva la sua estrema eleganza per via delle scene e dei costumi firmati da quello straodinario artista che è stato Mauro Pagano. La vista sul mare che muta di colore, le isole in lontananza, il tutto inquadrato di volta in volta da architetture diverse. Ma è nella continua e forzata simmetria dei movimenti in scena, nella prevedibile reciprocità dei gesti il suo limite, perché fa affiorare la meccanicità insita nella stessa drammaturgia dell'opera e richiede allo spettatore o un'assoluta innocenza o una complicità eccessiva. In qualche modo la stessa meccanicità la si ritrova specchiata nella direzione d'orchestra. Antonini ha assoluto controllo dei rapporti fra organico e cantanti, ma il suo è un metronomo implacabile, non fa che stare al passo e, anche per colpa dello streaming, il risultato è che sbiadiscono i colori, scompaiono le identità fra le sezioni. Talvolta invece con eccessi imprevedibili, per esempio del fortepiano, le cui note risuonano come colpi di timpani. Insomma è un po' il trionfo della monotonia, anche se alla fine è Mozart a trionfare. Detto questo i cantanti se la sono cavata egregiamente, Eleonora Buratto ed Emily d'Angelo (la più attrice, date le esigenze del video) nei ruoli delle signorine ferraresi, Alessio Arduini e Bogdan Volkov come doppi spasimanti, Federica Guida grazie al ruolo di Despina è quella che più ha animato la scena, mentre il don Alfonso di Pietro Spagnoli è parso meno autorevole e saccente del necessario. Le riprese televisive sono implacabili con l'opera lirica, in questo caso tuttavia non per le inquadrature, ma a causa dei microfoni sparsi ovunque che più di una volta hanno trasmesso la voce del suggeritore ("maestro rammentatore" in gergo operistico). Fastidiose anche le scorribande della telecamera lungo il proscenio. Diventente e spiritosa invece la soluzione dei ringraziamenti, dopo il primo atto e alla fine, coi cantanti accompagnati dagli accordi del fortepiano che riprendono alcuni momenti della partitura.

 

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