Ariadne celestiale

"Ariadne auf Naxos" di Richard Strauss è un'opera densa, anzi, densissima di contenuti, non solo per quel che riguarda la riflessione metateatrale, ma anche, e soprattutto, dal punto di vista strettamente musicale. Il cast comprendeva interpreti di primissimo livello, ottimamente distribuiti nei ruoli. Sobrie e funzionali le scene hanno opportunamente commentato la trama.

Recensione
classica
Gran Teatro La Fenice Venezia
Richard Strauss
26 Marzo 2003
"Ariadne auf Naxos" di Richard Strauss è un'opera densa, anzi, densissima di contenuti, non solo per quel che riguarda la riflessione metateatrale, alimentata dai plurimi straniamenti prodotti dalla prodigiosa macchina ideata insieme a von Hofmannsthal, ma anche, e soprattutto, man mano che lo spettacolo si sviluppa, dal punto di vista strettamente musicale. Almeno tre partiture autonome potrebbero infatti prendere vita dalla quantità di idee che anima sia la scrittura orchestrale che quella vocale. Inutile ricordare che tanta ricchezza è indubbiamente favorita dall'intreccio: "anciens" e "modernes", seri e comici ancora una volta si scontrano e si fondono in uno spettacolo che, nel prologo, mette a nudo le sue strutture portanti, a cominciare dal "vile denaro", sempre persuasivo. E così i protagonisti della serata sono stati, innanzi tutto, i cantanti e l'orchestra, quest'ultima, insieme al suo direttore Viotti, impegnata in una prova ardua, difficile, in particolare, nel prologo: la scrittura è qui eterogenea, la musica, cioè, procede senza soluzione di continuità tra stile spezzettato del recitativo e melodie spiegate, in questo contesto espressivo gli strumentisti non sempre sono riusciti ad interpretare al meglio i diversi passaggi, a volte, hanno perso il contatto con le voci. Nella seconda parte, al contrario, l'esecuzione è stata estremamente più convincente: le singole parti strumentali erano più leggibili, la differenziazione timbrica più decisa ed efficace, la risposta alla bacchetta di Viotti più lucida. Si è così potuto godere a pieno della meravigliosa bellezza di questa musica, così intensa e sfolgorante! Il cast, da parte sua, comprendeva interpreti di primissimo livello, ottimamente distribuiti nei ruoli: è stata infatti felice la scelta di opporre la spinta drammatica di Elisabeth Whitehouse (Ariadne) all'agilità e leggerezza di Sumi Jo (Zerbinetta), i desideri di von Hofmannsthal/Strauss sono stati certamente esauditi. La cantante coreana, in particolare, ha dimostrato rare capacità funamboliche, dispiegate con estrema disinvoltura. Molto validi anche gli interpreti dei personaggi secondari. Applaudita è stata anche Ildiko Komlosi nella parte de "il compositore". Un breve cenno, per concludere, all'allestimento registico-scenografico. Sobrie e funzionali le scene hanno opportunamente commentato la trama, rinnovandone alcuni contenuti: l'ambientazione settecentesca del prologo è posticipata ai giorni nostri, le maschere diventano protagoniste di un musical con Zerbinetta subrette in piume di struzzo, l'amore, infine, trionfa in un cielo stellato in cui Arianna e Bacco fluttuano insieme alla sfera terrestre.

Note: nuovo allestimento

Interpreti: Whitehouse, Storey, Jo, Erod, Saudelli, Lufi, Gahmlich, Komlosi, Weber

Regia: Paul Curran

Scene: Kevin Knight

Costumi: Kevin Knight

Orchestra: Orchestra del Teatro La Fenice

Direttore: Marcello Viotti

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