Archi di vita elettronica

I dj di Drama Society e gli Architorti di Marco Robino insieme per "Strings of Life", un incontro tra i linguaggi della techno suadente e della cameristica.

Recensione
classica
Torino Settembre Musica Torino
21 Settembre 2007
Marco Robino, violoncellista, leader del quintetto Architorti, compositore (tra l'altro della colonna sonora di "Peopling the Palaces", l'installazione multimediale girata da Peter Greenaway per la riapertura della Venaria Reale il prossimo 12 ottobre) è in stato di invasamento creativo: si era cacciato nei guai già anni fa, tuffando gli archi cameristi dentro il ritmo ambiguo e astuto del reggae, collaborando con gli Africa Unite e con il loro Merlino industrial-elettronico, Madaski; poi ci ha pure provato con il punk. Deve essergli rimasta la voglia, così si è fatto convincere a incontrare i dj Sergio Ricciardone e Luca Baldini, compositori di dance music elettronica ormai così sofisticata da potersi ascoltare anche senza corpo, tutta calata nei nervi emotivi: insieme i due fanno Drama Society, e con il "racconto visivo" di brh+ (alias Marco Rainò), hanno creato per MITO Settembre Musica, la scorsa settimana all'Elfo di Milano, ieri al Colosseo di Torino, "Strings of Life", che è l'elettronica che si fa simbionte nel corpo di Haendel e Domenico Scarlatti, e la cameristica che coverizza celeberrimi standard della techno rifinita (come il pezzo del 1987 di Derrick May, Detroit Usa, che dà il titolo all'operazione diretta artisticamente dall'intelligenza colta di Alberto Campo). Robino si erge come Achab sulla tolda di questa nave di audaci a caccia di inaudito, come un pazzoide fa il "tùnci tùnci tùnci" dei bpm techno con la bocca e alla fine sì, abbiamo anche noi la nostra London Sinfonietta che amoreggia con Aphex Twin, e ci emozioniamo in una serata di creatività pura, che starà bene in qualsiasi metropoli. I versi di Alda Merini, nel filmato, erano perfetti a esprimere l'amore profondo che da qui usciva per la musica.

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