Amadigi in abito da sera

La forte teatralità di Amadigi, opera dei primi e più fortunati anni londinesi di Haendel, si attenua ma non svanisce in un'esecuzione in forma di concerto.

Recensione
classica
Accademia Filarmonica Romana Roma
Georg Friedrich Haendel
15 Gennaio 2004
Si è soliti dire che le opere del Settecento sono in realtà un concerto di arie: di conseguenza, eseguirle in forma di concerto non significherebbe sminuirle ma riportarle alla loro vera natura. Non so se questo sia vero in generale, ma direi che non è vero nel caso di "Amadigi", perché il giardino immerso nella notte, la barriera di fiamme, il crollo del palazzo incantato, l'antro della maga popolato di demoni, ecc. non sono superflui orpelli scenografici barocchi ma fanno parte integrante della drammaturgia dell'opera e sono lo specchio della grande varietà di situazioni e affetti cui Haendel mira. E poi - diciamolo, anche se è banale - un Amadigi di Gaula vestito con un abituccio nero perde la sua aura fantastica ed eroica e diventa un po' prosaico. In fin dei conti il protagonista di "Amadigi" sembra dare spazio alla tesi del concerto, perché non ha il rilievo a tutto tondo di altri personaggi haendeliani e sciorina un'antologia di arie una più bella dell'altra, fatte apposta per sfruttare tutte le frecce all'arco del Nicolino, che tornava sui palcoscenici londinesi dopo lunga assenza: Sonia Prina è stata superba nel raccogliere l'eredità di quel leggendario contralto. Il personaggio più affascinante è però la maga Melissa, costantemente iperbolica nei suoi "affetti", dalla sensualità del primo atto ai furori del secondo e al patetismo del terzo, sempre esaltati da Eleonora Contucci con stile perfetto, sicuro virtuosismo e totale partecipazione emotiva: una grande interpretazione. Molto bene anche Elisabetta Scano nel ruolo più terrestre della dolce Oriana. Martin Oro ha dato a Dardano una voce di contraltista gradevole, sicura e ben controllata. Rinaldo Alessandrini ha evidenziato la teatralità di "Amadigi" con tempi rapidi e contrasti marcati: forse il canto barocco si gioverebbe di respiro ed elasticità maggiori, ma gli strumentisti del Concerto Italiano hanno seguito il loro direttore con suono scattante, duttile e limpido.

Note: Versione in forma di concerto

Interpreti: Eleonora Contucci soprano, Elisabetta Scano soprano, Sonia Prina contralto, Martin Oro controtenore

Orchestra: Concerto Italiano

Direttore: Rinaldo Alessandrini

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