Adina di Bagdad

L'Adina è stata rappresentaatt nell'allestimento del 1999, ma Moni Ovadia ha ritoccato la sua regia ed è stato aggiunto un coro recentemente riscoperto

Recensione
classica
Rossini Opera Festival Pesaro
Gioachino Rossini
09 Agosto 2003
L'Adina è una delle opere più misteriose di Rossini. Misteriose sono le circostanze della sua nascita: commissionata nel 1817 da un misterioso portoghese per una misteriosa cantante da lui "protetta", fu per ragioni misteriose eseguita solo nove anni dopo e mai più ripresa vivente l'autore. Misteriosa è la paternità di molte pagine: su nove pezzi, Rossini ne ha scritti tre ex novo, un quarto lo ha solo abbozzato, lasciandone il completamento a un misterioso collaboratore, che ne ha scritti anche due per intero; gli altri quattro pezzi sono ripresi da precedenti opere rossiniane, soprattutto dal Sigismondo, ma il loro adattamento fu lasciato a un copista alquanto pasticcione, i cui errori sono stati ora corretti dal curatore dell'edizione critica, Fabrizio Della Seta, che ha ripescato anche un coretto di un ulteriore misterioso collaboratore, eseguito ora per la rima volta; quanto ai recitativi, sono stati interamente scritti da due misteriosi collaboratori: dunque almeno sei musicisti hanno partecipato alla stesura dell' "autografo". Non misteriosa ma originale è la struttura di questa farsa, che contro tutte le regole del genere non ha la sinfonia, è in due atti (ma poi Rossini la ridusse a un solo atto e in questa versione è stata eseguita a Pesaro) e quattro quadri diverse e richiede una larga partecipazione del coro. Inoltre è una farsa "semiseria", con nessun momento schiettamente comico e con alcuni decisamente drammatici, soprattutto verso la fine, prima dell'improvviso lieto fine. Dalle farse del debutto di Rossini erano passati pochi anni ma nel frattempo c'erano stati Barbiere e Cenerentola, Otello e Armida, quindi rispetto alle prime farse, perfette nel loro genere, l'Adina è più elaborata nella costruzione dei pezzi e nell'orchestrazione, assolutamente magistrali, ed è evidentemente opera non d'un geniale esordiente ma d'un grande compositore ormai rifinito. In particolare l'aria di Selimo, preceduta da un drammatico recitativo, il seguente quartetto, l'aria "del sorbetto" di Alì e il finale sono pagine di grande bellezza, eppure l'Adina ha faticato ad affermarsi più delle prime farse e anche l'attuale ascolto conferma la sua minore vitalità sulla scena. Il ROF l'ha riproposta nell'allestimento del 1999, firmato da Moni Ovadia, che è nato per il teatro ma non per il teatro d'opera, in cui si muove un po' a disagio. Non fa nulla contro la musica ma le ragioni della musica gli sfuggono e allora relega i protagonisti in una recitazione generica e scialba e li circonda di comparse inutilmente iperattive. La scena unica di Gianni Carluccio è una selva (letteralmente, perché le colonnine sono in realtà tronchi d'albero) di archetti moreschi: piuttosto banale. Joyce Di Donato è un'Adina che affascina sia col virtuosismo delle coloriture che con la delicata ma emozionante espressività. Le sta degnamente accanto il Selimo di Raul Gimenez, nonostante qualche leggero durezza negi acuti e nel canto d'agilità. Il giovane Marco Vinco potrebbe essere un simpatico basso buffo ma Califo (sic) è un basso nobile e non è pane per i suoi denti. Bravi Carlo Lepore e Saimir Pirgu nei piccoli ruoli di Mustafà e Alì. Dulcis in fundo, la direzione di Renato Palumbo: l'orchestra del Teatro Comunale di Bologna è attenta e scattante come non l'avevamo mai sentita nelle sue prestazioni estive a Pesaro, il meccanismo dei crescendo è perfettamente graduato, la tensione drammatica è sottolineata senza superare la misura rossiniana. Unico neo la trascuratezza dei recitativi. Applausi entusiastici.

Note: Produzione 1999, riallestimento

Interpreti: Di Donato, Gimenez, Pirgu, Lepore, Vinco

Regia: Moni Ovadia

Scene: Giovanni Carluccio

Costumi: Giovanni Carluccio

Orchestra: Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

Direttore: Renato Palumbo

Coro: Coro da Camera di Praga

Maestro Coro: Lubomir Matl

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