A Gand un Parsifal dalla spiritualità contemporanea
Debutto con successo nel ruolo titolo del tenore americano Christopher Sokolowski
26 settembre 2025 • 5 minuti di lettura
Opera Ballet Vlaanderen , Gand
Parsifal
23/09/2025 - 22/10/2025E’ nato un nuovo Parsifal, sia nel senso che è stato presentato un nuovo allestimento dell’opera di Wagner decisamente contemporaneo, per riferimenti culturali e mezzi tecnici utilizzati, e anche nel senso che il tenore americano Christopher Sokolowski al debutto nel ruolo titolo è sembrato cosi perfetto per il personaggio che è facile immaginare che sarà chiamato ad interpretarlo spesso in futuro. C’era grande attesa per l’inaugurazione della nuova stagione dell’Opera Ballet Vlaanderen a Gand con la nuova produzione affidata alla regista tedesca Susanne Kennedy, in stretta collaborazione con l’artista visuale Markus Selg, suo compagno anche nella vita, duo che dopo essersi fatto notare come creatore di lavori teatrali adesso per la prima volta affronta la grande opera, avendo precedentemente messo in scena solo lavori su scala più piccola, come un’installazione teatrale-musicale basata sull’Orfeo di Monteverdi, e più recentemente un Einstein on the Beach, di Philip Glass al Festival d’autunno del 2023 a Parigi. Il loro stile distintivo si ritrova anche nel nuovo Parsifal, ma non sembra il loro lavoro meglio riuscito, e il maggiore successo della serata è stato invece quello personale di Sokolowski che ha messo tutti d’accordo, ancora più sorprendente tenuto conto che il tenore è arrivato in sostituzione del tedesco Benjamin Bruns, ritirato per motivi personali, ed ha avuto solo tre settimane per preparare il ruolo. Ma Sokolowski la scorsa stagione ha debuttato con successo come Lohengrin al Theater Bremen ricevendo elogi per la naturalezza della sua interpretazione, purezza vocale e l’apparente facilità con cui affronta ruoli tanto impegnativi. In Parsifal, se la sua figura ed il suo gioco attoriale hanno nuovamente positivamente sorpreso, vocalmente è stato impressionate per espressività, sensibilità camaleontica ed aderenza al personaggio, ma è sembrato ancora un po’ da maturare e crescere in volume come tenore eroico. Un artista dal buon naturale istinto interpretativo, che sembra più giovane dei suoi trent’anni appena passati, da tenere molto d’occhio, anche perché ha già pure dimostrato di essere assai versatile iniziando come controtenore per passare a ruoli di tenore eroico e avendo registrato pure già un buon successo quest’anno debuttando come Capitano Vere in La Storia di Billy Budd di Britten al Festival di Aix-en-Provence.
Tornando alla messa in scena, Kennedy e Selg hanno immaginato un Parsifal universale, nel senso che vuole parlare a tutti, indipendentemente dalla proprie credenze religiose oppure filosofiche, immerso nel passato quanto nel futuro, con simboli ed oggetti antichi mescolati con immagini futuristiche, tanti i chiari riferimenti alla saga Star Wars. In pratica, il primo tempo risulta visivamente un po’ un bazar confuso, un po’ una grotta di presepe futuristico e un po’ riunione di sopravvissuti ripiombati in pratiche del passato. Il tutto molto distraente dalla musica e paradossalmente statico, malgrado le tante presenze in scena e le immagini video che cambiano continuamente di forma e colori. Anche i movimenti rituali sono talmente ripetuti che infine danno un po’ noia. Ma per fortuna l’allestimento si semplifica molto nei due atti successivi e la sensazione di sovraccarico diminuisce, oppure un po’ ci si abitua, e lo spettacolo diventa sempre più gradevole anche per la bravura del cast. Se Sokolowski colpisce come Parsifal nel primo tempo, dove che canta poco, sopratutto per il suo viso di ragazzo innocente e puro, perfettamente aderente al personaggio di puro folle, sono gli altri interpreti che si fanno innanzitutto apprezzare: Albert Dohmen, famoso Wotan a Bayreuth, è un Gurnemanz autorevole; Amfortas è cantato dal baritono turco Kartal Karagedik che è l’altra bella sorpresa della serata perché, pur avendolo già apprezzato in altri ruoli per l’Opera fiamminga, qui colpisce per la sua interpretazione profondamente drammatica, intensa, molto sofferta; buono anche il debutto nel ruolo di Kundry del mezzosoprano tedesco Dshamilja Kaiser; il basso-baritono belga Werner van Mechelen è un Klingsor di lusso e il bravo basso profondo Tijl Faveyts è Titurel Sul podio il maestro argentino Alejo Pérez, direttore musicale uscente dell’Opera Ballet Vlaanderen, alla fine salutato infatti con molto calore sia dal pubblico che dal personale del teatro. La sua è stata una direzione corretta ed intelligente che ha valorizzato, come al suo solito, la brava orchestra ed i cantanti. Si è fatto notare poi in particolare il coro, diretto da Jef Smits, anche quello dei bambini diretti da Hendrik Derolez e piazzati in fondo, in alto sul loggione, con meravigliosi, eterei, pianissimo di grande suggestione. E da lontano e dall’alto forse si gode meglio la scenografia e i video del duo Kennedy&Selg, come quando ci vuole una distanza minima se si vede un film su un grande schermo. Comunque molto belle le luci di Sascha Zauner. Anche i costumi di Andra Dumitrascu concentrano tanti filoni d’ispirazione e all’inizio contribuiscono alla sensazione di guazzabuglio in scena, ma la regia ha volutamente voluto mescolare tanti riferimenti storici e di pensiero, dalla mitologia nordica a quella dei nativi americani, dai misteri esoterici al buddismo, con statue classiche e tanti riferimenti a Luke Skywalker, Yoda e Dart Fener di Guerre stellari, per presentare dei personaggi archetipici, con Parsifal che compie un viaggio verso la consapevolezza e la compassione, sulla via della trasformazione interiore e guarigione. Questo tentativo di una nuova visione del Parsifal al passo dei tempi, che parla all’umanità di oggi, si inserisce nel solco del rapporto stretto tra l'Opera Ballet Vlaanderen e Parsifal: nel 1914, quello di Anversa fu uno dei primi teatri al di fuori di Bayreuth a rappresentarlo e da allora l’ultimo dramma musicale di Wagner è stato proposto nelle Fiandre in numerose versioni successive che hanno cercato di seguire, con più o meno successo, l’evoluzione dell’approccio all’opera Parsifal nel corso del tempo. Secondo la regista, siamo tutti Parsifal e, proprio come il folle puro deve guarire il Re del Graal malato, anche noi, come comunità, dobbiamo confrontarci con la nostra parte oscura interiore per guarire il mondo. In comproduzione con Hessisches Staatstheater Wiesbaden e Wiener Festwochen.