Martha e Zubin insieme per Beethoven

Argerich e Mehta per il concerto inaugurale di Mito: ieri sera a Milano e stasera a Torino

Martha Argerich
Martha Argerich
Recensione
classica
Teatro alla Scala, Milano
Argerich, Mehta, Israel Philharmonic Orchestra
03 Settembre 2019

Martha Argerich e Zubin Mehta non avevano mai affrontato insieme il Secondo concerto per pianoforte di Beethoven. E quando è successo, in occasione della serata inaugurale di MiTo 2019 alla Scala con la Filarmonica d'Israele (replica a Torino al Teatro Regio il 4 settembre), c'è da chiedersi come mai abbiano atteso tanto. Perché l'esito è stato più che positivo, specie nel secondo movimento segnato dai pianissimi vellutati dell'organico (le battute finali del pianoforte parevano sospese in cielo), che tuttavia avrebbe forse dovuto sfoderare sonorità più grintose e taglienti nel primo e nel terzo per assecondare il piglio della solista. Una Martha Argerich in gran forma, lucida e grintosa, con assoluto controllo della tastiera, salutata al termine con ovazioni, che ha contraccambiato col bis di un acrobatico Scarlatti.

Nella seconda parte della serata Mehta ha proposto una elegante lettura della Sinfonia fantastica, sottolineandone ogni momento con estrema attenzione analitica, che tuttavia è andata un po' a discapito di quanto di misterioso, visionario e folle è capace Berlioz, quando non è ingabbiato in un metronomo meticoloso. Con questo la Filarmonica d'Israele ha avuto modo di sfoggiare impressionanti sonorità dai contorni netti, come nell'impegnativo finale col Die irae e la danza infernale, e passaggi delicatissimi come nella scena campestre del terzo movimento col dialogo fra corno inglese e oboe. Dopo i lunghi applausi, Mehta ha offerto come bis la Tritsch-Tratsch Polka di Johann Strauss.


 

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