La Scala restituirà i soldi all'Arabia Saudita

L'annuncio del sindaco Sala al termine del cda

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Il Teatro alla Scala
Il Teatro alla Scala

Al termine del Cda della Scala, concluso verso le 13 del 18 marzo, il sindaco Giuseppe Sala ha tenuto una conferenza stampa sull'esito della chiacchierata trattativa fra il teatro e l'Arabia Suadita, annunciando che il tutto è stato azzerato. Verranno restituiti i due bonifici fatti a titolo personale dal principe Badr al Saud Abdullah (tre milioni e 100mila euro circa, arrivati su un conto di garanzia presso un notaio, senza causale e all'insaputa dei vertici del teatro), pazienza se Riad vorrà rivolgersi ad altri enti lirici, si starà a vedere se potranno nascere altre collaborazioni. L'importante, ha aggiunto Sala, è chiarire che la ragione di fondo del no è il mancato rispetto della procedura delle donazioni, che la Scala non ha preclusione di sorta verso alcun paese, che il respingimento del progetto riguarda sia l'ipotesi di aprire un'Accademia a Riad, sia quella dell'entrata dell'Arabia Saudita quale socio fondatore del teatro, premessa per poter avere una rappresentanza nel Cda. Salva invece la tournée scaligera prevista in quel Paese.

Naturalmente il sindaco è stato sottoposto a domande circostanziate sulle polemiche sorte dopo tante dichiarazioni incrociate apparse sulla stampa, sulla responsabilità di chi le ha scatenate, eccetera. Sala ha riconosciuto che il percorso intrapreso nelle scorse settimane è stato mal gestito a livello di comunicazione e che il sovrintendente Pereira ha peccato d'ingenuità confidando nella buona fede delle dichiarazioni dei politici. Di seguito ha dovuto affrontare la curiosità dei giornalisti presenti riguardo a Pereira in scadenza fra un anno, spiegando di aver preso l'iniziativa di affidare alla Egon Sehnder (società di cacciatori di teste) di presentare una lista di candidati alla successione. La lista attualmente è ancora troppo lunga; fra un mese, un mese e mezzo ne arriverà una ristretta, vagliata dai tre consiglieri incaricati, Francesco Micheli, Alberto Meomartini, Giovanni Bazoli. E al termine ha aggiunto che la maggioranza del Cda sarebbe favorevole a sdoppiare la carica di sovrintendente e quella di direttore artistico. Prospettiva che risolverebbe la diatriba già in atto fra candidati italiani e stranieri e permetterebbe di avere a capo del teatro un manager, affiancato da un responsabile della programmazione.

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