Fermo-immagine su Tosca
Esordio del giovane Wellber alla Scala salutato tra i fischi
Recensione
classica
Sono un po’ stufo dei non-progetti: se c’è un vero problema al Teatro alla Scala è l’abbandono del grande repertorio italiano a se stesso. Come a dire: un buon direttore + un discreto cast + una regia non troppo invadente = serata portata a casa. Era così forse vent’anni fa: oggi i tempi sono cambiati e continuare a credere che Verdi e Puccini ‘stanno in piedi da soli’ significa non crederci.
Una felicissima eccezione era stato il dittico Pagliacci Cavalleria di Martone-Harding, proprio perché il progetto era condiviso da tutti, cantanti compresi: non è successo per questa Tosca, uno spettacolo di Luc Bondy approdato più di un anno fa a Monaco e poi a New York tra mille polemiche per il presunto ‘scandaloso’ secondo atto. Purtroppo, a Milano la sfida è riuscita ancora meno: intanto, un’epidemia di malessere generale (pare reale) ha lasciato a casa quasi tutto il primo cast, chiamando 24 ore prima il tenore Antonenko a sostituire il divo Kaufmann; poi, la direzione di Omer Meir Wellber ha procurato qualche malumore in orchestra durante le prove. Per dirla breve: di Wellber è evidente come sia di una musicalità eccezionale per senso della frase (cos’era il racconto di Tosca dell’uccisione di Scarpia!), ma l’orchestra sembrava non esserci pienamente e alla fine mancava di decisione drammatica. La regia di Bondy (assente in proscenio) non è né tradizionale né hard-core (secondo atto molto edulcorato rispetto a NY): è semplicemente brutta e con un’unica idea, il fermo-immagine sul salto finale di Tosca (peraltro, Peduzzi non si lamenti se lo si taccia di fare ‘soltanto muri’). I cantanti se la sono cavata in queste condizioni, tra cui Sondra Radvanovsky è una cantate generosa e un po’ rétro, quindi piace al loggione, che ha invece coperto di fischi la direzione di Wellber.
Interpreti: Tosca - Sondra Radvanovsky; Cavaradossi - Aleksandrs Antonenko; Scarpia - Zeljko Lucic; Angelotti - Deyan Vatchkov; Sagrestano - Filippo Morace; Spoletta - Luca Casalin Sciarrone; Carceriere: Ernesto Panariello; un pastore: Elena Caccamo.
Regia: Luc Bondy
Scene: Richard Peduzzi
Costumi: Milena Canonero
Orchestra: Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore: Omer Meir Wellber
Coro: Coro del Teatro alla Scala
Maestro Coro: Bruno Casoni
Luci: Michael Bauer
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