Cosa vuoi, Guntram?

Prima rappresentazione italiana dell'opera d'esordio di Richard Strauss: un ascolto interessante e allo stesso tempo deludente, perchè sembra scritta da un timido studente più che da un giovane genio

Recensione
classica
Teatro Massimo V. Bellini Catania
Richard Strauss
20 Gennaio 2005
Premessa: vedere e ascoltare finalmente su un palcoscenico italiano Guntram è un'esperienza molto interessante, a prescindere dal giudizio sul valore di questa prima opera dell'autore di Salome e Rosenkavalier. Fin dal preludio, che inizia con lunghe note acute e quasi immobili degli archi, che sono puro Lohengrin, è chiaro che Strauss era in pieno trip wagneriano: questo lo spinse non solo al fatale errore di scriversi da sé l'inqualificabile libretto ma anche a compilare una specie di antologia wagneriana, da Tannhäuser a Tristano e Parsifal. Sembrerebbe l'opera non di un giovane compositore di genio, magari un po' squilibrata ma ricca di intuizioni e promesse, ma di un bidello del Walhalla. Man mano che va avanti, Strauss comincia però a darsi coraggio, e la fine del secondo atto e parte del terzo lasciano presagire Salome ed Elektra: non è molto ma neppure poco. E' arduo interessarsi oggi a cosa vuole e cosa fa quest'ennesimo cavaliere medioevale, ma non è che le cose migliorano se viene attualizzato e lo si fa arrivare su una Harley Davidson come una specie di Peter Fonda di Easy Rider, ma con trent'anni e altrettanti chili in più. Nel secondo atto invece siamo in una sala arredata in stile Sezession, mentre i protagonisti indossano alcuni divise asburgiche e altri abiti da sera del 1960 circa. Nel terzo... Ma che importa? Tanto tutto ciò non sembra avere alcun senso e solo Gustav Kuhn sa cosa voleva fare. Però, se come regista è velleitario e dilettantesco, come direttore Khun conosce bene il mestiere e ricava il massimo dall'orchestra catanese per rendere giustizia all'aspetto migliore dell'opera, la strumentazione, che è ovviamente abilissima, ma gira un po' a vuoto. Però sia Strauss che Khun dovrebbero avere più attenzione per le voci, costrette a spolmonarsi per cercare di superare il muro dell'orchestra. Alan Woodrow, il protagonista, non sempre ce la fa, mentre fanno meglio Sue Patchell e Thomas Gazheli.

Note: prima esecuzione in Italia. Nuovo allestimento

Interpreti: Woodrow / Zampieri, Patchell / Comotti D'Adda, Martin / Eder, Sigling / Sharp, Gazheli / Trauner, Facini / Brueggemann, Waeckerle / Sidorova, Tisi, Heiligtag, Doumas, Sonn, Paolillo, Mastrototaro, Hay, Zelk, Cappelluti, Wimmer

Regia: Gustav Kuhn

Scene: Richard Jorg Neumann

Costumi: Lenka Radecky-Kupfer

Orchestra: Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania

Direttore: Gustav Kuhn / Tito Ceccherini

Coro: Coro del Teatro Massimo Bellini di Catania

Maestro Coro: Tiziana Carlini

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