Ravenna in Fabula

Al Festival 2011 Muti, Nagano, Abbado, Mehta, Salonen

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Essendo sempre più diffuse le presentazioni dell'ultimo momento di rassegne e cartelloni, naturalmente in gran parte dovute all'incertezza cronica di fondi e budget che non permettono una programmazione delle produzioni almeno dignitosa, e conoscendo l'imbarazzante situazione della cultura in Italia, seguire la presentazione del programma del Ravenna Festival 2011 con cinque mesi di anticipo ci permette di dire che si può ancora lavorare bene in ambito culturale nel nostro Paese. Certo, il Ravenna Festival - la cui prossima edizione, connotata dal tema "Fabula in Festival", si svolgerà dal 7 giugno al 9 luglio - non è l'unico esempio virtuoso, ma può essere visto come uno dei più rappresentativi della creatività organizzativa in ambito musicale. Sarà perche vanta una lunga storia - siamo alla XXII edizione - oppure sarà perché, come ha ricordato Antonio De Rosa, soprintendente della Fondazione Ravenna Manifestazioni, «la scorsa edizione è stata chiusa con il bilancio in pareggio e abbiamo registrato un incasso al botteghino di 997.000 euro, un dato che rende bene l'affetto che il pubblico ci continua a riservare». Un affetto palese anche in occasione della presentazione di sabato mattina, svolta in un teatro Alighieri gremito, dalla platea ai palchi. Ma, al di là della tradizione e della gestione economica, questo Festival si caratterizza soprattutto per l'originalità delle proposte e, in quest'ottica, anche per la prossima edizione la "triade" che compone la direzione artistica - vale a dire Cristina Mazzavillani Muti, Franco Masotti e Angelo Nicastro - ha composto un cartellone dal fascino originale. Come ha illustrato la stessa Cristina Muti, «dopo i temi profondi trattati nelle precedenti edizioni, quest'anno proponiamo la leggerezza colta della "favola", capace di regalarci un'osasi di pace tra lacrime di madri alle quali uccidono le figlie e uomini politici, anche capaci, che si trastullano con cose che non hanno senso.» Una visione che conduce a un programma che annovera Claudio Abbado assieme alla 'sua' Orchestra Mozart (appuntamento che apre il cartellone), Kent Nagano con i Münchner Philharmoniker, Zubin Mehta alla guida dell'Orquesta del Palau de les Arts "Reina Sofia" de Valencia, la Philharmonia Orchestra diretta da Esa-Pekka Salonen e Michele Campanella impegnato nella doppia veste di direttore e pianista. E ancora Riccardo Muti sul podio dell'opera "I due Figaro " di Mercadante (che mancava dalle scene dal 1835 e prodotta in collaborazione con Salisburgo e Madrid), la danza rappresentata, tra le altre offerte, dall'affascinante "Cinderella" di Matthew Bourne (presente in questa occasione) e un'interessantissima rilettura di un gruppo di artisti africani del "Flauto magico" mozartiano dal titolo "The Magic Flute - Impempe Yomlingo". Un rapporto, quello con l'Africa, che segna l'intera edizione. Infatti la destinazione del "gemellaggio" che ormai dal 1997, anno di Sarajevo, lega Ravenna (ed ora anche Piacenza, sede invernale della "Cherubini") con città straniere e denominato "Vie dell'amicizia", per questa edizione è Nairobi, meta suggerita da Francesca Lipeti, medico piacentino che opera in Kenya dal 1994, e Padre 'Kizito' Sesana, missionario comboniano in Africa dal 1977 e fondatore delle comunità Koinonia. Il concerto vedrà i ragazzi della "Cherubini" mischiati ai bambini salvati dalla strada e da una condizione di vita meno che misera. Un messaggio forte dedicato al potere e alla missione della cultura, come ha sottolineato alla fine della conferenza stampa Riccardo Muti, sottolineando come «la cultura vera è quella che si confronta nel profondo con le altre, e che fa della differenza un valore di arricchimento. Andremo a Nairobi con la nostra orchestra e con le musiche della nostra tradizione operistica come quelle di Bellini e di Verdi, vale a dire ancora uno dei simboli del nostro Paese dei quali possiamo andare fieri senza bisogno di vergognarci, come accade invece per quello che esprime l'Italia attualmente. Un viaggio che, come per quelli precedenti, vuole essere un simbolo di fraternità e speranza in un futuro migliore.» Info Ravenna (a.r.)

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