Musica spaziale a Firenze
"Musica Spaziale – La musica policorale come strumento di seduzione sonora" è il progetto proposto dalla Associazione L’Homme Armé
Interessante e originale l’idea di coinvolgere e preparare il pubblico all’ascolto di un concerto dedicato alla musica rinascimentale e barocca intitolato Magnum et admirabile, che si svolgerà in tre diversi quartieri di Firenze il 2, 3 e 4 dicembre 2022, attraverso una serie di conversazioni e laboratori gratuiti preliminari svolti nel corso del mese di novembre curati da D. Bartolini, G. Guastella, F. Lombardo, I. M. Tosto, P. Fanciullacci, A. Allegrezza, G. Lombardi, R. Bertini, M. Bisson, M. Bencivenni e D. Spini.
Il complesso progetto proposto dalla Associazione L’Homme Armé con l’accattivante titolo di Musica Spaziale – La musica policorale come strumento di seduzione sonora è stato inserito nel ciclo di manifestazioni dell’Autunno Fiorentino coordinato dal Comune di Firenze e finanziato grazie al ‘Fondo Periferie’ del Ministero della Cultura stanziato dal precedente governo e destinato anche ad altre città metropolitane.
I quartieri fiorentini coinvolti sono il terzo, quarto e quinto, rispettivamente Gavinana-Galluzzo, Isolotto-Legnaia e Rifredi-Novoli dove si sono già svolti i laboratori intitolati “La voce dialoga con lo spazio”, “Il suono e lo spazio”, “La parola per lo spazio” e le conversazioni “La musica antica. Cosa, come e perché”, “Architetture per la musica sacra”, “Riflessioni sulla condizione umana fra finito/infinito e materia/spirito” e “San Pietro e San Marco: la musica della Controriforma”, poiché il sottotitolo del concerto che prevede lo spiegamento di forze di quattro ensemble riuniti è Lo splendore della musica policorale in Italia tra ‘500 e ‘600.
Le chiese dei tre quartieri dove si svolgerà l’evento sono la Corpus Domini, la Beata Vergine Maria Regina della Pace e la Beata Vergine Maria Madre delle Grazie all’Isolotto, nelle quali a intonare e suonare composizioni di Palestrina, Carissimi, G. Gabrieli, Benevoli, de Victoria e Schütz saranno i gruppi L’Homme Armé, PassiSparsi, Le Tems Revient, Lilium Cantores e La Pifarescha, sostenuti dal basso continuo eseguito da Gian Luca Lastraioli, Andrea Perugi e Umberto Cerini diretti da Fabio Lombardo, che è l’ideatore e curatore dell’intero progetto di cui ci parla in questa breve intervista.
«Il progetto nasce dall’interesse e la fascinazione per questo repertorio policorale che ho scoperto circa venticinque anni fa, ma che ho potuto far eseguire di rado per problemi organizzativi ed economici. Lo considero l’antenato di quel concetto di spazialità sonora che si manifesta pienamente nella composizione musicale in forma di cori spezzati, e che dopo la sua rarefazione nel periodo classico viene ripreso nel ‘900 – penso per esempio a Ives – e si sviluppa ulteriormente con l’avvento della musica elettronica. Ho voluto giocare con il titolo Musica Spaziale per raggiungere un pubblico più ampio e allo stesso tempo sottolineare il legame fra le musiche del XVI e XVII secolo e quelle del XX, per stimolare anche ascoltatori che non conoscono questo aspetto della musica del passato.
Ecco perché abbiamo organizzato laboratori nei quali è stato sviluppato un discorso sulla organizzazione sonora nello spazio, anche dal punto di vista della voce, e del rapporto tra la metrica e la parola cantata che prende corpo nello spazio, mentre le conversazioni con i musicisti si sono concentrate su ciò che si intende per musica antica, termine oggi piuttosto vago e generico, anche in relazione a ciò che ha rappresentato nei decenni passati.
Il risultato mi sembra positivo, dato anche il numero limitato dei posti disponibili, e abbiamo riscontrato che i partecipanti erano piuttosto eterogenei. Si va da musicisti e appassionati a persone semplicemente incuriosite dal tema ma prive di conoscenze specifiche.
E’ la prima volta che lavoriamo in modo organico nelle periferie di Firenze, dove non è semplice operare, e i concerti saranno un interessante banco di prova per verificare se e come le comunità dei tre quartieri risponderanno. Sono curioso di scoprire quale sarà la risposta del pubblico nei confronti di queste musiche molto affascinanti ma quasi mai ascoltate. Purtroppo si eseguono quasi mai, ma vanno ascoltate dal vivo perché attraverso le registrazioni discografiche risultano appiattite.
L’unico problema è che le intoneremo in chiese moderne, grandi luoghi costruiti senza prestare sufficiente attenzione alla dimensione acustica. È come se si fosse smarrita la profonda tradizione della conoscenza del suono attraverso il quale si manifesta il senso della sacralità, ma nonostante questo spero che il fascino della musica policorale arrivi lo stesso».
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In collaborazione con Accademia Nazionale di Santa Cecilia