Decreto Dignità e musica, saltano gli spettacoli

Le orchestre eliminano musiche che richiedono organici molto ampi: non si può usare personale a tempo determinato

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L'Opera di Roma
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Le conseguenze del Decreto Dignità toccano anche i teatri e la musica in Italia: il caso dell'Opera di Roma e di Santa Cecilia e i tagli all'organico

Nei giorni scorsi l’Opera di Roma ha annullato Lo Schiaccianoci che sarebbe dovuto andare in scena con gli allievi della Scuola di ballo sul palcoscenico del Teatro Nazionale. L’Accademia di Santa Cecilia ha invece sostituito Richard Strauss con altri compositori nei concerti di questo fine settimana. Questo per l’impossibilità di assumere a tempo determinato maestranze tecniche nel caso dell’Opera e professori d’orchestra aggiunti nel caso di Santa Cecilia. Infatti le maestranze dell’Opera erano già impegnate a ritmo serrato nel Rigoletto, nella Tosca e nel Lago dei cigni, che andavano in scena al Costanzi nello stesso periodo in cui era previsto lo Schiaccianoci al Nazionale, mentre le musiche di Richard Strauss programmate a Santa Cecilia prevedevano strumenti che avrebbero richiesto un implemento dell’organico dell’orchestra dell’Accademia.

Sicuramente situazioni analoghe si ripeteranno spesso nel prossimo futuro in tutti i teatri d’opera e in tutte le orchestre sinfoniche italiane. Per esempio, scorrendo il programma di Santa Cecilia, ci si accorge che sono chiaramente a rischio diverse composizioni in programma nei prossimi mesi come Pelleas und Melisande di Schoenberg, la Sinfonia n. 7 di Šostakovič, l’Ottava di Bruckner, la Seconda di Mahler. 

Ma perché sta succedendo tutto questo? Come ha spiegato Carlo Fuortes, sovrintendente dell’Opera di Roma, questo problema è il «frutto del combinato disposto tra una sentenza della Corte europea e il Decreto Dignità». Come è ben noto, il “decreto dignità” riduce la possibilità di far ricorso a lavoratori assunti a tempo determinato. Meno nota è la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea, che ha accolto un ricorso presentato ben otto anni fa da alcuni lavoratori italiani dello spettacolo. In pratica il “combinato disposto” di queste due diverse decisioni prese a livello nazionale ed europeo «preclude la possibilità - pur in presenza di piena occupazione stabile - di ricorrere ad assunzioni a termine senza incorrere nel rischio di grave contenzioso», come afferma un comunicato di Santa Cecilia, che prosegue dicendo che «l’Accademia ha già sensibilizzato il Ministro competente sulla necessità di adottare quanto prima interventi modificativi della legge di riforma che, salvaguardando il diritto dei lavoratori, tengano conto della specificità del settore e consentano la normale programmazione artistica»

Come ha precisato Fuortes, questo è un problema «dibattuto ma non risolto», quindi – aggiungiamo noi – è lecito pensare che finora il Ministro non si è mostrato molto sensibile alla questione.

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