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Roma: il rapporto di Federculture

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Ospitata per la prima volta nella Sala Accademica del Conservatorio "Santa Cecilia" di Roma, la presentazione del Rapporto Annuale 2014 di Federculture ( Federculture) è stata occasione per riflettere sul futuro di un Paese che non può più rinunciare alla cultura come strumento per riacquistare quel ruolo che gli compete a livello internazionale. Preceduto da quello del vice presidente di Federculture, Gabriella Belli, ad attirare l'attenzione della platea romana è stato l'ampio intervento di Roberto Grossi, attuale presidente dell'associazione che rappresenta le più importanti aziende culturali italiane. "La crisi che attraversiamo non rappresenta la fine del mondo - ha esordito Grossi - ma la fine di un mondo, il nostro obiettivo deve esser dunque costruire un mondo nuovo". I numeri sono ancora desolanti, si sono persi posti di lavoro nel settore cultura pari a quelli degli abitanti di una città come Lecce, ma "dobbiamo togliere peso ai numeri che da soli non ci danno la realtà - ha aggiunto Grossi - le opportunità date dalla crisi ci sono, ma occorre chiarezza, senza indulgere, sulle azioni da intraprendere". L'analisi è dettagliata, come pure l'elenco delle proposte che Federculture avanza alla classe dirigente. Tra queste: favorire la spesa in cultura delle famiglie, introducendo la detraibilità delle spese per la frequentazioni di musei, teatri, concerti, per l'acquisto di libri e per la formazione artistica e culturale; favorire la nascita di imprese culturali e creative per coinvolgere i numerosi giovani che ogni anno sono costretti a lasciare il paese. Significativo, tra gli altri, anche l'intervento del ministro Stefania Giannini (MIUR), che ha auspicato il potenziamento delle discipline umanistiche all'interno del percorso scolastico: storia dell'arte, formazione filosofica, formazione artistica e musicale devono figurare tra i principi strutturali del nostro sistema scolastico. Per fare questo il MIUR avrà a disposizione un budget potenziale di 25 milioni di euro annue, per il momento si parla soprattutto di storia dell'arte, perché "è inaccettabile - ha sottolineato il ministro - che l'Italia produca disoccupati nel settore dei beni culturali". La speranza è che l'appuntamento serva realmente di sprone a realizzare il cambiamento di cui il paese ha assoluto bisogno, in un momento nel quale continua a diminuire inesorabilmente la spesa delle famiglie per la cultura, coinvolgendo pesantemente anche il settore musicale.

Giorgio Cerasoli

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