Addio a Gino Stefani
Muore a 89 anni lo studioso, maestro della semiotica musicale

Era entrato in coma qualche giorno fa, Gino Stefani, ed è morto ieri (7 aprile) a 89 anni, a Roma.
Musicista (era diplomato in composizione, polifonia vocale e clarinetto) e musicologo, semiologo della musica e tra i fondatori della disciplina in Italia, Stefani è stato un protagonista – spesso in disparte – del secondo Novecento musicale italiano; un modello di intellettuale civile, impegnato ma allo stesso tempo lontano dal "mainstream" politico (e, in fondo, anche musicologico).
Nato nel 1929, dopo la guerra Stefani comincia presto a suonare il clarinetto in numerosi complessi, e nel 1948 è a fianco di Giorgio Gaslini, con cui incide alcuni dischi pionieristici per gli sviluppi del jazz italiano. Negli anni successivi diventa anche autore di canzoni (per esempio per Nicola Arigliano e Joe Sentieri).
Nel 1977 Stefani entra al DAMS di Bologna, dove rimane fino al 2001. La sua disciplina è la semiologia della musica, che lui stesso contribuisce ad affermare, soprattutto in Italia. Il suo modello della «competenza musicale», delineato nei primi anni ottanta, rimane ancora oggi grandemente efficace e influente, e contribuisce a fare di Stefani anche uno dei pionieri dei popular music studies in Italia.
Si dedica in seguito anche alla musicoterapia, e dal 2002 è Roma, dove coordina il Master in MusicArTerapia a Tor Vergata, collaborando soprattutto con Stefania Guerra Lisi (sua compagna).
Il suo magistero – per i molti suoi allievi – rimane un modello di impegno civile e apertura mentale, per la comprensione del mondo in cui viviamo, attraverso il suono.

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