Viva Africa Express (e no, non è una carta di credito)

Nuovo album per il collettivo multinazionale di Damon Albarn, che arriva in Messico

Africa Express
Foto Camila Jurado
Disco
world
Africa Express
Africa Express presents… Bahidorá
World Circuit
2025

Episodio numero 7 per il progetto che raduna musicisti provenienti da quasi tutti i continenti (questa volta quelli coinvolti sono 4) con la supervisione dell’iperattivo Damon Albarn: ambientazione messicana e prevalenza di musica latino-americana con qualche scappata in Mali. Il risultato, Africa Express presents…Bahidorá, doppio album contenente 21 canzoni, si candida seriamente a essere il mio disco dell’estate.

No, non è una carta di credito e non è neanche un treno, anche se in alcuni momenti la musica va a mille e sembra davvero di essere su un convoglio ferroviario che da Tunisi ci porta a Cape Town: siamo di fronte a un collettivo musicale (anche se su Wikipedia la definizione parla di “organizzazione no-profit che facilita le collaborazioni interculturali tra musicisti nei Paesi africani, mediorientali e occidentali”) attivo ormai da due decenni e in grado di dare vita a musica creativa in maniera radicale.

Con l’obiettivo di riunire artisti di culture, generi e generazioni diversi per creare e suonare musica, Africa Express prese vita nel 2006 con un viaggio in Mali che mise insieme stelle locali quali Toumani Diabaté (il maestro della kora scomparso un anno fa), Bassekou Kouyaté (virtuoso del ngoni, un antico liuto tradizionale) e Amadou (anche lui scomparso 3 mesi fa)  & Mariam con artisti occidentali come il co-fondatore Damon Albarn , Martha Wainwright e Fatboy Slim

Verità o leggenda, l’idea originaria risale all’anno prima, quando Damon Albarn stava guardando il Live8, il concerto benefico organizzato da Bob Geldof e Midge Ure per raccogliere fondi da destinare al continente africano, in un pub di Covent Garden e si indignò per la scelta davvero irragionevole degli organizzatori di far esibire un solo artista africano, il senegalese Youssou N’Dour. Con il sostegno del giornalista Ian Birrell, Albarn comincia a perseguire l’obiettivo di coinvolgere un numero corposo di musicisti al fine di decolonizzare il punto di vista musicale occidentale e creare ponti tra culture differenti impiegando il linguaggio universale della musica. E lo sappiamo, quando Damon si mette qualcosa in testa difficilmente non l’ottiene: Blur, The Good, The Bad & The Queen e Gorillaz sono lì a confermarlo.

Ogni “gita” di Africa Express è unica, piena di momenti spontanei di magia, collaborazione e scoperta. Lo scorso anno il supergruppo fu l’attrazione principale di Bahidorá, festival messicano che si tiene a febbraio nell’interno del parco naturale Las Estacas: fu un viaggio che vide uno straordinario gruppo di musicisti, cantanti e DJ provenire da tutte le parti del mondo per provare, suonare e comporre nuova musica sulle sponde delle antiche sorgenti di Bahidorá.

bahidora

Il risultato è questo Africa Express presents… Bahidorá, una collezione irripetibile di 21 canzoni (forse qualcuna in meno avrebbe dato una maggiore omogeneità alla raccolta) che mette in mostra un eccezionale gruppo di talenti che arrivano dal Messico, Sudamerica, Africa, Stati Uniti e Regno Unito. Eccoli in rigoroso ordine alfabetico: Abou Diarra, Baba Sissoko, Bonobo, Bootie Brown, Damon Albarn (ovviamente), Django Django, Eme Malafe, Fatoumata Diawara, Hak Baker, Imarhan, Joan As Police Woman, Jupiter & Okwess, La Bruja de Texcoco, Los Pream, Luisa Almaguer, M.anifest, Mare Advertencia, Mexican Institute of Sound, Moonchild Sanelly, Nick Zinner (Yeah Yeah Yeahs), Onipa, Otim Alpha, Poté, Son Rompe Pera, Tayhana. 

Africa Express presents… Bahidorá è una rimarchevole collezione di canzoni, un viaggio sonoro sorprendente che ha la sua origine in Messico e abbraccia un ricco elenco di tradizioni musicali, dalla musica latina a quella urban, dal reggaeton al rap, dal kuduro alla cumbia, dalle bande di ottoni del popolo Mixe di Oaxacan alla salsa, e il risultato è una sorta di South America Express.

«Ho un rapporto speciale con loro, ci vogliamo davvero bene. Damon è mio fratello e gli ho promesso che io ci sarò sempre. Tutte le volte che mi chiamerà per qualsiasi cosa, io ci sarò. Per questo motivo facciamo un sacco di cose insieme - Africa Express, Rocket Juice & the Moon, Bobby Womack project... Siamo spesso insieme. Lui ha lavorato all’organizzazione di due dei miei album, quindi io per Damon ci sono. All’inizio della mia carriera non ero nessuno, n-e-s-s-u-n-o. Ma mi ricordo delle persone che mi hanno rispettato. Fin dalla prima volta che ci siamo incontrati Damon è stato uno di quelli che mi ha amato sul serio. Sapevo cantare, ma non così bene. Ero molto giovane, assolutamente digiuna dell’ambiente musicale, quindi gli sono davvero grata per la sua fiducia: ha creduto in me e mi ha dato la possibilità di essere dove sono oggi» - Fatoumata Diawara, intervista a Afropop Worldwide 

Gli artisti coinvolti sono più di 30 e quella che mi ha colpito di più è la cantante transgender messicana Luisa Almaguer, soprattutto in due episodi, l’iniziale “Soledad”, brano in cui Albarn si cimenta con lo spagnolo con risultati discutibili, e “Hacernos Así”, canzone d’amore particolarmente emozionante sull’esperienza trans. Guardate il video: l’intensità con cui Almaguer interpreta il brano sfocia nelle sue lacrime finali e anche noi abbiamo un groppo in gola.

 «“Soledad” e Africa Express più in generale sono ambedue esempi simbolici e materiali di riparazione per il debito storico che i Bianchi e il mainstream hanno nei confronti degli artisti di tutto il mondo catalogati per la loro razza e indipendenti. Far parte di tutto ciò mi rende molto felice, lo vivo ancora come un sogno. A ben pensarci, è come se fosse un problema tecnico nella matrice» - Luisa Almaguer 

 In “Kuduro” ritroviamo Fatoumata Diawara e Moonchild Sanelly, brano il cui inizio mi ha fatto venire in mente “Dolcenera” di Fabrizio De André – e non è tutto: ascoltate la deliziosa “Frenemies” e ditemi se non vi viene in mente il nome di Ivano Fossati. Genova Express!. 

Ma ciò che colpisce maggiormente sono la ricchezza e l’ampiezza dei suoni e la loro celebrazione, dalle percussioni e violini di “Kelegusta” ai beat sincopati e ottoni di “El Diablo y La Bruja”, dal coro gioioso e complessità strumentale di  “Seya” alla fusione di spagnolo e inglese dell’accattivante “Raise a Glass”, da “Mi Lado”, con quella voce che mi ricorda quella di Nicolas Jaar, per arrivare  all’energia percussiva e minacciosa della favolosa “Chucha”, in cui compaiono, tra gli altri i devastanti Son Rompe Pera, il gruppo dei fratelli Gama che ha portato una messicanissima marimba nel mondo del punk. Ops, stavo dimenticando la sorprendente nonché imprevista versione di “Panic” degli Smiths – “Pánico (Cuelga al DJ)” – ad opera di Mexican Institute of Sound, Damon Albarn, Los Pream, Nick Zinner e Montana Kinunu Ntunu.

Avventura musicale gioiosa, Africa Express presents…Bahidorá è una piacevole scoperta dall’inizio alla fine. E no, Africa Express non è una carta di credito: è un fantastico insieme di talenti che di tanto in tanto ci regala esempi di musica decolonizzata. In altre parole, una boccata d’aria fresca.

 «Ho ucciso Damon la popstar anni fa. Africa Express è una formidabile occasione per essere uno tra molti» - Damon Albarn

P.S. L’8 luglio, con pochissimo preavviso e per sostituire la data annullata di Berlino, Africa Express ha fatto tappa al Teatro Romano di Ostia Antica, esibendosi di fronte a un migliaio scarso di spettatori. Non mi dilungo a descrivere la mia invidia nei confronti dei fortunati presenti…

P.S. (2) Mentre scrivevo mi sono reso conto che è il 19 luglio, primo anniversario della scomparsa di Toumani Diabaté: questo articolo è dedicato a lui.

 

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