L’opera completa per ensemble di György Kurtág

In un unico cofanetto ECM, le pagine cameristiche, vocali e per complessi spazializzati del compositore ungherese

György Kurtág
György Kurtág (foto di Karl Gábor)
Disco
classica
György Kurtág
Complete Works for Ensemble and Choir
ECM
2017

A saziare l’interesse suscitato attorno alla figura di György Kurtág dal Festival Milano Musica (oltre che dalla Scala) l’etichetta ECM New Series corre in aiuto proponendo un itinerario privilegiato all’interno del repertorio di uno degli ultimi grandi compositori del Novecento, con un cofanetto dedicato all’opera per ensemble del Maestro ungherese.

Dall’ascolto dei tre dischi traspare il fertile rapporto che Kurtág ha da sempre intrattenuto con la letteratura, da Lermontov, Blok, Esenin, Mandelstam, senza dimenticare le poesie dell’amata Achmatova e Cvetaeva, così come gli autori contemporanei. Sono infatti i versi del poeta ungherese János Pilinszky a suscitare le brevi Four Songs per basso e orchestra da camera. Scritte nel 1975, in loro è già presente la volontà di veicolare il significato del testo attraverso un’indagine profonda e innovativa applicata all’espressione vocale, sempre più spinta a superare nuovi limiti, già avviata precedentemente negli undici anni di gestazione dei Four Capriccios su testi di István Bálint, esponente dell’avanguardia teatrale ungherese, figlio dell’amico pittore Endre. Ne derivano immagini mutevoli, intrise di erotismo che qui trovano la loro scena ideale in musica.

Il gusto per la forma minuta applicata alla voce, trova la sua affermazione nei ventuno versi della poetessa russa Rimma Dalos che animano Messages of the Late Miss R. Troussova, interpretati dal soprano Natalia Zagorinskaya. La loro scrittura si sovrappone a Grabstein für Stephan, lavoro strumentale richiesto da Pierre Boulez per il suo Ensemble Intercontemporain, teso a scandagliare le possibilità offerte dalla spazializzazione delle fonti musicali, già pregustate dall’autore all’epoca di Gruppen di Stockhausen, ascoltato in compagnia dell’amico e collega Ligeti. A metà tra il malinconico e il trasognato, il movimento avviato alla chitarra da Elliot Simpson viene violentemente calpestato a più riprese da un organico variegato. Nell’opera trova posto una delle tante iscrizioni commemorative che il compositore dissemina per tutto il catalogo, dedicate agli incontri più importanti della sua vita. Così Grabstein für Stephan vuole rivolgere un pensiero a Stephan Stein, marito della terapista che aiutò Kurtág dal punto di vista psicologico e creativo durante il soggiorno a Parigi, mentre …quasi una fantasia… e Op. 27 No. 2 rievocano Beethoven in una serie di atteggiamenti musicali pensati appositamente per pianoforte e strumenti, sempre accuratamente disseminati nello spazio.

Se Fin de partie, il primo lavoro di Kurtág dedicato al teatro musicale, rivela l’ideale trasposizione dell’opera di Beckett in musica, What Is the Word rintraccia le radici di questo fortunatissimo dialogo. Il brano prende corpo al verificarsi di una serie di circostanze: l’incontro con l’attrice Ildikó Monyók, che a seguito di un grave incidente riacquistò l’uso della parola proprio attraverso il canto, si incrocia con la scomparsa del drammaturgo irlandese, del quale Kurtág continua ad essere un sensibile interprete.

Tutte le esecuzioni contenute in questo cofanetto sono state magistralmente registrate dall’Ensemble Asko/Schönberg, del quale Reinbert de Leeuw è il direttore sin dai tempi della sua fondazione, insieme alla Netherlands Radio Choir, e completamente curate da Kurtág in persona, oltre che analizzate con dovizia documentativa da Paul Griffiths in un corposo booklet di oltre novanta pagine popolate da fotografie, sezioni di partiture e i testi dei singoli cicli vocali presenti in questo irrinunciabile cofanetto.

György Kurtág
Complete Works for Ensemble and Choir
ECM New Series

Asko/Schönberg
Netherlands Radio Choir
Reinbert De Leeuw

 

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