La zoologia imperfetta di Francesco Massaro

Francesco Massaro continua la sua fascinosa evocazione sonora sulle tracce dei bestiari immaginari

Francesco Massaro Bestiario
Foto Giuseppe Lillo
Disco
jazz
Francesco Massaro & Bestiario
Quaderni di zoologia imperfetta
Folderol
2020

La criptozoologia, a seguire la definizione dei vocabolari, è la disciplina che studia le specie animali la cui esistenza è solo frutto di ipotesi, senza certezze scientifiche. E diventa oggetto di attenzione del nuovo, interessantissimo, lavoro di Francesco Massaro & Bestiario, un cd + libro che segna una nuova tappa dell’esplorazione del musicista pugliese, che dopo il Bestiario Marino e i Meccanismi di volo si muove su terreni di fascinosa evocazione sonora di qualcosa che, in fondo, non può essere definito.

– Leggi anche: I bestiari di Francesco Massaro

In quartetto con Mariasole De Pascali ai flauti, Adolfo La Volpe a chitarra e elettronica, Michele Ciccimarra a cupaphon (caccavella rielaborata) e percussioni, con l’apporto di Valerio Daniele all’elettronica e i testi e la voce Nazim Comunale, Massaro (che al sax baritono affianca elettronica e toy piano) trova in questi Quaderni di Zoologia Imperfetta, costruiti lungo l’architettura di una suite che evolve secondo (il)logiche mutanti che raccontano la sfuggevolezza delle relazioni oppositive e agglomerano un affascinante dipanarsi elettroacustico dalle cui cellule guizzano suoni sorprendenti.

La presenza della pubblicazione non è un vezzo editoriale, ma disvela in realtà una intermedialità architettata in quattro parti che prevedono disegni di Andrea Pedrazzini, la poesia di Nazim Comunale e la poesia cinematica di Egidio Marullo, una intermedialità che muovendosi sulla ricerca di un’organicità stratificata racconta la possibilità di sfuggire dalla tirannia delle forme del linguaggio per aprire possibilità di comunità più ampie (“biocenesi di resistenza” come le ha definite felicemente Gino dal Soler).

Bravo quindi Massaro, non solo perché il percorso musicale si avventura su terreni convinti e convincenti, ma perchè il porre la propria ricerca in dialogo con quella di altri artisti dona a essa una qualità rigenerativa di cui si sente sempre più spesso il bisogno.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

jazz

Il Made In Japan di Paal Nilssen-Love e Ken Vandermark

Diario di un tour nel Sol Levante, Japan 2019 ribadisce l’intransigente ricerca del duo norvegese-statunitense

Piercarlo Poggio
jazz

Il flauto magico di Shabaka

Nel nuovo album Shabaka Hutchings abbandona il sassofono per dedicarsi allo shakuhachi

Alberto Campo
jazz

Moor Mother, il prezzo della schiavitù

The Great Bailout, nuovo lavoro della statunitense Camae Ayewa, illumina un risvolto del colonialismo britannico 

Alberto Campo