World Opera Day 2020: un palcoscenico sulla strada della ripresa 

PAGINA SPONSORIZZATA | Il 25 ottobre si celebra la giornata dedicata all’opera: ne abbiamo parlato con Nicholas Payne, direttore di Opera Europa 

World Opera Day
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Per i melomani cultori delle ricorrenze, il 25 ottobre non è soltanto il giorno del compleanno di Georges Bizet e di Johann Strauß figlio. Da due anni il 25 ottobre è anche il World Opera Day, la giornata mondiale dell’opera, una giornata che quest’anno assume un significato particolare in un mondo in cui i teatri sono stati obbligati a una chiusura forzata a causa della pandemia.

Opera Europa, l’associazione che riunisce oltre 200 teatri lirici di 40 paesi, non si ferma nemmeno quest’anno e anzi rilancia con un programma ricchissimo fra manifestazioni dal vivo e soprattutto in streaming realizzato in collaborazione con le associazioni sorelle Opera America e Opera Latinoamérica con la partecipazione di organizzazioni nazionali come il National Centre for the Performing Arts di Pechino, il National Centre for the Performing Arts India, la Réunion des Opéras de France, la Deutscher Bühnenverein, Opera XXI, l’Associazione dei Teatri Musicali della Russia, and Opera.ca, e internazionali come Fedora, IAMA, l’International Theatre Institute e Opera for Peace e il sostegno dell’UNESCO.

Un World Opera Day nel segno di Ludwig van Beethoven, ben presente nel programma della giornata e festeggiato anche dalla piattaforma OperaVision con ben tre versioni di Fidelio: una recente versione in forma di concerto della Gaarsington Opera, un cartone animato di 15 minuti per i più piccoli, curato dal collettivo di artisti belgi WALPURGIS con la regia di Judith Vindevogel e le animazioni di Roman Khochkov, e una produzione del 2002 curata dalla Birmingham Opera Company con la regia di Graham Vick e interpreti professionisti e amatoriali sotto un tendone da circo. 

«Il World Opera Day 2020 è un palcoscenico vitale sulla strada della ripresa» ci dice con una punta di convinto ottimismo Nicholas Payne, direttore di Opera Europa dal 2003 dopo una lunghissima carriera in posizioni di vertice in varie organizzazioni liriche britanniche – la Welsh National Opera, Opera North, la Royal Opera House e la English National Opera di Londra.

World Opera Day Nicholas Payne
Nicholas Payne

Con lui abbiamo parlato di cos’è ma soprattutto cosa vuole rappresentare il World Opera Day in questo anno così complesso per la musica. 

Mr. Payne, vuol spiegare cos’è il World Opera Day? 

«Per dieci anni dal 2008, Opera Europa ha coordinato gli European Opera Days, le giornate europee dell’opera, per riunire oltre 100 fra i suoi membri e promuovere l’opera aprendo le porte dei loro teatri al pubblico gratuitamente. Avevamo un po’ il timore che questa idea diventasse una sorta di routine o comunque ripetitiva. Per questo, dopo un World Opera Forum di alto livello nel 2018 a Madrid, abbiamo deciso che dovevamo prendere atto dell’opera come genere globale, capace di arrivare a pubblici di tutto il mondo, lanciando un World Opera Day il 25 ottobre a partire dallo scorso anno. Si tratta fondamentalmente di un esercizio di presa di coscienza. Per guardare fuori, non dentro, e porre la domanda: può l’opera avere un ruolo sociale?».

Come si pone il World Opera Day all’interno di Opera Europa, l’associazione dei maggiori teatri lirici europei di cui lei è direttore da molti anni? 

«Opera Europa è un’associazione di oltre 200 teatri lirici e festival da oltre 40 paesi. La sua missione è incoraggiare e condividere collaborazioni, il dialogo e la circolazione di buone pratiche fra i suoi associati. Una preoccupazione comune è come promuovere al meglio l’opera nel mondo di oggi, come fare in modo che musica e teatro possano contribuire al benessere degli individui».

«Non è mai stata nostra intenzione sostituire l’esperienza dello spettacolo dal vivo ma completarla e renderla accessibile a un pubblico più vasto».

«Una delle nostre iniziative è stata il lancio della piattaforma di streaming gratuita OperaVision, che negli ultimi tre anni è stata visitata da 12 milioni di utenti. Non è mai stata nostra intenzione sostituire l’esperienza dello spettacolo dal vivo ma completarla e renderla accessibile a un pubblico più vasto. Per sua natura, internet ha un bacino globale di utenza potenziale. E lo stesso vale per l’opera che si esprime attraverso una lingua internazionale, anche se il più delle volte parla italiano!».

Vuole indicarci qualche evento in particolare dell’edizione 2020, un anno molto complicato. 

«E poi arrivò la pandemia! Con i teatri chiusi, internet ha assunto un ruolo vitale nel tenere viva una comunicazione con il pubblico. Il World Opera Day ha quindi assunto maggiore importanza come luce di speranza in tempi difficili. Siamo molto coscienti della necessità di rispettare le restrizioni sanitarie in tema di assembramenti».

«Noi di Opera Europa riteniamo che il World Opera Day 2020 possa essere un palcoscenico vitale sulla strada della ripresa».

«Allo stesso tempo, le arti hanno la responsabilità di adattarsi e inventare modelli per un futuro che sarà diverso. Inevitabilmente questo comporta che nel 2020 vedremo meno manifestazioni per pubblici vasti, sebbene molti dei nostri membri stiano elaborando modi ingegnosi per portare l’opera alle proprie comunità, per coinvolgere bambini e anziani che non hanno la possibilità di viaggiare. Ci saranno più iniziative online e nei social media. Ci sarà anche un Concerto celebrativo del World Opera Day commissionato da OperaVision e trasmesso in streaming su diverse piattaforme per aumentarne l’accessibilità. Noi di Opera Europa riteniamo che il World Opera Day 2020 possa essere un palcoscenico vitale sulla strada della ripresa». 

Il Concerto celebrativo del World Opera Day, che state preparando proprio in questi giorni, con la collaborazione di Opera for Peace - Leading Young Voices of the World. Vuole anticipare qualche dettaglio? 

«Il Concerto celebrativo del World Opera Day coinvolgerà oltre 40 cantanti, che comprendono molte delle voci più promettenti di giovani artisti che provengono da tutti i continenti. Si tratterà di quattro atti separati ma collegati fra i 45 e i 50 minuti di durata, che inizieranno alle 15 in quattro diversi fusi orari: Tokyo, Mosca, Londra e New York. Ogni concerto presenterà un gruppo di 10 cantanti di origini e formazioni molto diverse, che proporranno programmi che mettono insieme arie e duetti popolari e meno noti. Accanto alla musica ci saranno dei brevi videomessaggi di personaggi noti che ci sostengono come il regista Peter Sellars, il compositore e organista Bernard Foccroulle, l’artista Ai Weiwei e l’Assistente del Direttore Generale della Cultura all’UNESCO Ernesto Ottone. Ogni atto del concerto si può vedere separatamente o come parte di un grande tutto. All’inizio e alla fine, come l’alfa e l’omega, ci sarà Beethoven celebrato nel suo 250° anniversario. Lo abbiamo scelto come emblema dell’umanità. Il suo messaggio di fratellanza universale è oggi più necessario che mai». 

La pandemia ha colpito duramente la vita musicale e soprattutto l’opera in tutto il mondo. E le prospettive non sono molto incoraggianti. Tuttavia si sono aperte anche delle opportunità inattese. Come vede il momento attuale? Ci sono ragioni per essere ottimisti pensando al futuro? 

«È vero: musica e opera in particolare sono state colpite duramente dalla pandemia, ma non sono state le uniche a soffrire. I teatri lirici hanno perso gli incassi della vendita di biglietti per gli spettacoli cancellati e gli artisti, molti dei quali sono freelance, hanno perso i loro mezzi di sussistenza. Ma abbiamo un dovere ed è quello di resistere. La sopravvivenza dipenderà dalla capacità di ripensare ai modelli operativi. Forse l’opera era diventata eccessivamente dipendente da produzioni costose, da viaggi internazionali e dall’essere attrazione turistica. È necessario che l’opera trovi un equilibrio fra il diventare più locale nel suo impatto sulla propria comunità e più globale nell’impiego di tecnologie per la comunicazione digitali. I teatri lirici che si imporranno saranno quelli in grado di cogliere le opportunità della trasformazione digitale, di impegnarsi in pratiche non estreme e diversificate, e impegnarsi per un futuro sostenibile».

«Abbiamo un dovere ed è quello di resistere. La sopravvivenza dipenderà dalla capacità di ripensare ai modelli operativi. Forse l’opera era diventata eccessivamente dipendente da produzioni costose, da viaggi internazionali e dall’essere attrazione turistica».

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