Una rapsodia toscana e popolare

Il lavoro di Orio Odori sulle musiche dell'Archivio Dante Priore (Nota Records)

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Orio Odori Rapsodia toscana. Echi e suggestioni di canto dall’Archivio Dante Priore Nota

Molte storie, in Italia, ricordano quella bella e intensa di Dante Priore, diventato, per misteriose capriole del destino, una delle cento persone di buona volontà, energia motivata e grande curiosità intellettuale che hanno a cura il senso della memoria per qualcosa di immateriale che si rischia di perdere. Invece, grazie a loro, quel qualcosa continua a vivere nel ricordo e nelle fonti, non scolora e non si perde.

Dante Priore è stato un professore di lettere nella scuola media di Terranuova Bracciolini: un giorno scoprì che il fiore del canto radicato nei modi, nei costumi nelle abitudini della gente contadina valdarnese stava lentamente morendo. Perché tutta la civiltà attorno stava cambiando. Così si armò di registratore, e tra gli anni Settanta del secolo che ci siamo lasciati alle spalle e la fine dello stesso batté a tappeto le campagne raccogliendo da moltissimi “informatori” storie, leggende, scioglilingua, indovinelli, credenze religiose, filastrocche, ninne nanne, canzoni narrative. Soprattutto riuscì a registrare tante ottave rime a braccio, quella pacifica e arguta disfida a colpi di poesia popolare improvvisata che in quel cuore verde di Toscana, il Valdarno pistoiese aveva affilati e magnifici interpreti.

Il tutto è andato a costituire nel Comune l'Archivio Dante Priore, una fonte straordinaria di informazioni scampate all’oblio che ricostruisce trama e ordito di una comunità rurale importante: ad esempio nei cinque volumi contenenti anche otto cd che formano i Documenti di canto e poesia popolare raccolti nel Valdarno superiore. Da lì, da quelle parole e da quei suoni scampati alla falce affilata del tempo è partita la complessa manovra voluta da Priore, sulla medesima scia, mutatis mutandis, di quanto realizzato partendo da materiali popolari e tradizionali da Liszt o Bartók: costruire un impianto di suono colto e comunicativo al medesimo tempo.

Il tutto affidato al clarinettista e compositore Orio Odori, che ha strutturato scrittura e registrazione distribuendo le parti tra flauto, fagotto, tromba, arpa, violoncello, percussioni, e, in un caso, facendo intervenire anche un sassofono. Sei gli episodi: "La ballata di Sante Caserio", "Rapsodia", "Giga", "Promenade", "Cecilia", "Donne". Il secondo e il quarto hanno campiture temporali ampie, dal quarto d’ora abbondante della "Promenade" ai quasi ventidue minuti della "Rapsodia". Qui sfavilla letteralmente la capacità di orchestrazione e “riscrittura” di Odori, che ha saputo cucire in unico flusso materiali decisamente eterogenei. Una manovra riuscita e coinvolgente, raccolta in un disco Nota, in cui l’ascoltatore assiste al “riaffioramento” di melodie carsiche, ed evoca mentalmente soundscapes consegnati alla storia. E così l’Archivio si proietta nel futuro.

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