Terapia del dolore

Il sassofonista avant-garde Colin Stetson alle prese con la terza sinfonia di Henryk Górecki

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Colin Stetson
Sorrow
52hz

A separarli sono alcuni decenni e una consistente distanza geografica. Il compositore polacco scrisse la sua terza sinfonia – detta “dei canti dolenti” – nel 1976, in una fase di transito dall’avanguardia alla musica tonale, ponendo al centro del progetto il dolore dovuto al distacco da una persona cara: la Vergine Maria dal Gesù morente nel primo movimento, un’adolescente dalla madre in un campo di concentramento nazista nel secondo, e un’altra madre ancora dal figlio disperso durante l’insurrezione del 1919 in Slesia nel terzo.

Si tratta di una partitura dalla grafia romantica e minimalista, apprezzata dal grande pubblico nell’edizione diretta nel 1992 da David Zinman: tra i maggiori best seller discografici d’estrazione colta nel tardo Novecento. Ad appropriarsene ora è Colin Stetson, una delle figure più rilevanti nell’avant-garde contemporanea del rock: sassofonista originario del Michigan da tempo residente a Montréal, già partner di stelle “alternative” quali Arcade Fire e Bon Iver, nonché in proprio autore della notevole trilogia New History Warfare. Qui sembra riferirsi, per forma e contenuto, alla collaborazione con i canadesi Godspeed You! Black Emperor: il modo in cui approccia la sinfonia, fedele all’essenza emotiva e viceversa audace nel trasgredirne la filologia, rende lo sviluppo dei singoli movimenti e dell’opera tutta affine all’austero massimalismo della band del Québec.



Non siamo di fronte dunque a una semplice rilettura, bensì a una vera e propria rielaborazione. Stetson si cimenta nell’impresa schierando un ensemble di 12 strumentisti (contro l’apparato orchestrale di 60 dell’originale), affidando il canto alla voce da mezzosoprano della sorella Megan e introducendo elementi – dalla chitarra elettrica ai bordoni elettronici, fino alla batteria percossa in maniera energica dal metallaro Greg Fox – che deviano il suono verso l’attualità, potenziandone l’impatto. Sono impressionanti, da quest’ultimo punto di vista, l’epilogo del primo movimento e l’avvio del terzo, ma è nell’insieme che l’operazione – verosimilmente destinata a far arricciare il naso ai puristi – può dirsi riuscita.

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