Robbie Shakespeare in 10 canzoni

Ricordiamo Robbie Shakespeare, il bassista che con Sly Dunbar ha dato vita a una delle sezioni ritmiche più incredibili della storia

Sly Dunbar e Robbie Shakespeare
Sly Dunbar e Robbie Shakespeare
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Ieri siamo stati raggiunti dalla notizia della scomparsa di Robbie Shakespeare, il bassista che in compagnia del batterista Sly Dunbar ha dato vita per quasi 50 anni a una delle sezioni ritmiche più impressionanti della storia della musica.

– Leggi anche: Bunny “Striker” Lee in 10 canzoni

Nato a Kingston nel 1953, Robbie iniziò a suonare il basso sotto la guida di Aston “Family Man” Barrett, bassista con gli Upsetters prima e i Wailers poi, per poi collaborare con gli Aggrovators, la session band di Bunny Lee.

Quando passò a lavorare al Channel One Studio, entrò a far parte della house band The Revolutionaries, il cui batterista era Sly Dunbar. Nel 1974 i due decisero di mettersi in proprio, creando l’etichetta discografica indipendente Taxi Records: la prima produzione, Soon Forward di Gregory Isaacs, diede il via a una serie incredibile di successi.

Oltre a numerosi dischi in proprio, i Riddim Twins hanno curato i lavori di artisti giamaicani quali U Roy, Peter Tosh, Bunny Wailer, Culture, Burning Spear, Dennis Brown, il già citato Gregory Isaacs, Mighty Diamonds, Sugar Minott, Pablo Moses, Chaka Demus and Pliers, Augustus Pablo, Yellowman e Black Uhuru, il trio vocale di cui i due furono costantemente la sezione ritmica, ma hanno anche messo le loro capacità al servizio di Mick Jagger, Joan Armatrading, Bob Dylan, Jackson Browne, Joe Cocker, Serge Gainsbourg, Cyndi Lauper, Yoko Ono, Grace Jones, Nils Petter Molvær, Francesco De Gregori e Jovanotti.

Per mia fortuna ho avuto modo di vederli dal vivo quattro volte: la prima nel luglio del 1979 come sezione ritmica dei Words, Sound & Power, la backing band di Peter Tosh, la seconda nell’estate del 1986 a Roma coi Black Uhuru, la terza nel novembre del 1987 all’Élysée Montmartre di Parigi con la Taxi Gang al gran completo e Maxi Priest e Freddie McGregor, e l’ultima volta nell’estate del 2015 a Locorotondo in compagnia di Nils Petter Molvær.

Non avremo più nuovi dischi di Sly & Robbie e allora consoliamoci con alcuni brani della loro produzione passata.

1. The Revolutionaries – "MPLA Extended Mix"

Dub senza pietà del celebre brano di Tappa Zukie dedicato al Movimento Popular de Libertação de Angola di Agostinho Neto. Mandate i cursori dell’amplificatore sul rosso. 

2. The Revolutionaries – "Kunta Kinte"

Riddim immortale, campionato centinaia di volte, un classico dei sound system clash

3. Gregory Isaacs – "Poor Man in Love"

In presa diretta, buona la prima, niente overdub: il Cool Ruler non fa sconti su un ritmo assassino di Sly & Robbie, aiutati da Ansel Collins, Robbie Lyn, Wally Badarou, Dougie Bryan, Sticky Thompson e Skully Simms. Il risultato è un autentico capolavoro.

4. Black Uhuru – "Sinsemilla + Sponji Reggae"

A cavallo del 1980 i Black Uhuru (Michael Rose, Puma Jones e Duckie Simpson) sembravano destinati a replicare il successo di Bob Marley: il successo arrivò ma non a quei livelli, anche se il gruppo realizzò alcuni album che rimangono tra i migliori del periodo. Qui li vediamo in azione nel 1982 al festival di Glastonbury. «I've got the stalk of sinsemilla growing in my backyard».

5. Sly & Robbie – David Letterman Show

A New York per registrare il disco solista di Mick Jagger, i due sono invitati nella famosa trasmissione di Letterman. Guardate il video: dopo due minuti parte il dub e “Basspeare” imbraccia lo strumento come se fosse un AK-47.

6. Sly & Robbie – "Boops (Here to Go)"

Non solo reggae ma anche escursioni nel funk e nell’hip-hop: “Boops” è un esempio, incluso nell’album Rhythm Killers del 1987, e con la partecipazione di Shinehead.

7. Sugar Minott – "Rub A Dub/Dub A Rub"

Sugar Minott è all’apice del successo, è il re della dancehall, e i Riddim Twins gli forniscono questo brano che sarà un grande successo sia in Giamaica sia in Inghilterra. Flash It!

8. Serge Gainsbourg – "Aux Armes et Caetera"

È il 1979, Gainsbourg vola a Kingston e con Sly & Robbie e le I-Threes registra, tra le altre canzoni, una versione reggae dell’inno francese.

9. Grace Jones – "My Jamaican Guy"

Grace ritorna in Giamaica per un unico concerto, ovviamente accompagnata dai Nostri e da Coati Mundi alle percussioni. Che dire? Spettacolo!

10. Sly & Robbie – "Unmetered Taxi"

Altro riddim celeberrimo. Ho scelto questo come brano finale perché magari Robbie non è morto in un ospedale della Florida ma si è solo allontanato di notte, portando con sé un basso Fender all’interno di una custodia, a bordo di un taxi, ovviamente sprovvisto di tassametro. Big up, Robbie!

BONUS: The Fugees – "Fu-Gee-La (Sly & Robbie Remix)".

Lo so, volete un bonus e allora eccolo servito: «Ooh la la la It's the way that we rock when we're doing our thing Ooh la la la It's the natural law that the refugees bring Ooh la la la la la la lalala la lah Sweet thing (yeah)»: sono passati 26 anni ma questa canzone continua a essere una bomba.

 

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