Il Medio Oriente visto da Genova

Il nuovo lavoro dell'Orchestra Bailam, a spasso fra i café aman fra Grecia e Turchia

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Orchestra Bailam
Taverne, Café Amán e Tekés
Felmay

Il sapore del peccato, che rende voluttuoso anche uno sguardo o il fruscio di uno scialle, il sapore della perdita, del rimpianto, della nostalgia. E quello, immediato, di una musica che si contorce ad arte come un serpente, cerca fioriture e abbellimenti che fanno venire i brividi, e servono ad esprimere sedicesimi d'emozione appoggiati su ritmi che palpitano.
L'Orchestra Bailam ci ha abituato, negli anni (e ormai sono decenni, letteralmente) a lezioni di storia che sono lezioni di musica, e viceversa. Sul contropelo di mille storie individuali, tragiche o radiose, che tutte assieme scrivono il corso degli eventi. Dopo aver esplorato, nel penultimo lavoro Galata, che cosa succedeva nelle colonie genovesi in Turchia (dove,come da proverbio all'ombra della Lanterna, i genovesi “facevano un'altra Genova”) e con la significativa novità di incorporare anche il canto polifonico tradizionale delle squadre di Trallalero, la bussola mantiene ora quasi le medesime coordinate geografiche, ma il focus è diverso.



Il nocciolo duro storico potrebbe essere quel tragico 1922 in cui Mussolini inaugurò un regime di menzogne per gli italiani, e i turchi della loro giovane repubblica cacciarono un milione e mezzo di greci che vivevano nei loro confini in pace e “alla turca”. Ne nacque una nuova musica dei reietti, il rebetiko. La polpa culturale attorno al nocciolo, però, ci parla di secoli di splendore culturale ottomano, di culture in transito, di ebrei sefarditi approdati dall'altra parte del Mediterraneo, di gitani, di armeni, di egiziani, di greci “prima della catastrofe”, e quant'altri spezzoni vorrete ritrovare, in questo viaggio mediorientale a tutto tondo.

Qui la Baillam ne propone una sintesi di struggente e palpitante bellezza, con corde, fiati e percussioni “etniche” maneggiate alla perfezione, e ospiti di gran levatura: Julyo Fortunato a fisarmonica e baglama, Matteo Rebora alle percussioni, Alessandra Ravizza alla voce, Matteo Merli alla voce, Ayham Jalal al flauto ney.

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