Il Festival di Innsbruck non si ferma

Con modifiche e molte norme di sicurezza, il Festival di musica antica di Innsbruck conferma l'edizione 2020: ce la racconta il direttore Alessandro De Marchi

Alessandro De Marchi - Festival Innsbruck musica antica
Alessandro De Marchi (foto di Sandra Hastenteufel)
Articolo
classica

La quarantaquattresima edizione del Festival di musica antica di Innsbruck si svolgerà dal 31 luglio al 30 agosto 2020 nella città tirolese, che all’epoca dell’imperatore Massimiliano I è stata un importante centro artistico e musicale. Il titolo emblema della manifestazione, “E felice ritorna eterno canto”, è il verso finale del madrigale Or che le due grand'alme, contenuto nel quarto intermedio della commedia La Pellegrina, ed è un’espressione di sollievo e di buon augurio, perché a causa dell’emergenza sanitaria della pandemia il Festival ha corso il rischio di essere annullato. Alla fine è stato confermato.

Nel programma molti concerti verranno ripetuti due volte, nello stesso giorno o in giorni diversi, a causa del ridotto numero di posti accessibili nelle sale, ma gli eventi sono comunque molti e tutti interessanti e comprendono musiche che non si ascoltano frequentemente, a cominciare dall’opera Leonora ossia l’amore coniugale di Ferdinando Paër, rappresentata per la prima volta a Dresda nel 1804, che verrà eseguita dalla Innsbrucker Festwochenorchester diretta da Alessandro De Marchi, con un cast vocale importante nel quale c’è anche una delle vincitrici della Cesti Competion che ogni anno si svolge a conclusione del Festival.

Seguiranno tra gli altri l’oratorio Jephte di Giacomo Carissimi presentato dall’ensemble Voces Suaves; le arie di Handel e Vinci interpretate da Franco Fagioli e dall’orchestra Il Pomo d’Oro diretta da Zefira Valova; le musiche di Matteo da Perugia e Zachara da Teramo eseguite dall’ensemble La Fonte Musica diretto da Michele Pasotti; il concerto dedicato a Purcell dell’ensemble Les Talens Lyriques diretto da Christophe Rousset; il concerto vivaldiano della Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone; e i sei intermedi della Pellegrina presentati dall’ensemble strumentale  La Chimera, e dai gruppi vocali NovoCanto e Coro Voz Latina diretti da Eduardo Egüez.

Come annunciato lo scorso anno l’opera messa in scena dal giovane cast di cantanti emerso dalla Cesti Competion sarà L’empio punito di Alessandro Melani del 1669, che è il primo adattamento musicale della storia del personaggio di don Giovanni creato da Tirso de Molina.

Nel programma completo presente sul sito delle Innsbrucker Festwochen der Alten Musik ci sono anche le istruzioni e le norme di sicurezza indispensabili per il corretto svolgimento della manifestazione, che è uno dei pochi festival di musica antica estivi che quest’anno si svolgeranno in Europa. Il suo direttore artistico Alessandro De Marchi in questa intervista ne racconta la preparazione.  

Diversi festival europei sono stati annullati e il loro programma rimandato al prossimo anno, mentre voi avete confermato l’edizione 2020. 

«Non abbiamo mai pensato veramente di cancellare il festival, e abbiamo deciso di aspettare per vedere se era possibile andare in scena e in che modo. Ogni settimana attendevamo con ansia la conferenza ufficiale del governo e ogni volta facevano un diverso piano di battaglia. Siamo passati attraverso tutte le ipotesi, dal lockdown completo alla riapertura parziale. Le nuove misure sono leggermente diverse da quelle di altri paesi europei, e ci consentono di procedere rispettando tutte le possibili  precauzioni».

«Non abbiamo mai pensato veramente di cancellare il festival, e abbiamo deciso di aspettare per vedere se era possibile andare in scena e in che modo».

«Non possiamo sviluppare il programma completo, come negli scorsi anni, perché non tutti i luoghi sono idonei alle nuove regole. Per esempio i concerti nel Castello di Ambras sono stati cancellati. Ma abbiamo visto cosa potevamo salvare e in che modo poter finanziare il disavanzo che si sarebbe creato in questa situazione. Prendiamo il caso della Leonora di Paër, per la quale abbiamo perso due importanti coproduzioni, e una parte degli sponsor. Con le nuove regole del distanziamento in sala, avremo la metà del pubblico, o forse anche meno. Così abbiamo cancellato la versione scenica, e la eseguiremo con una regia minimale attraverso una mise en espace».

Si tratta della storia di Fidelio.

«Sì. È stata eseguita diversi anni fa in forma di concerto, ma non si è mai fatta in forma scenica. Leonora venne eseguita a Vienna pochi mesi prima di quella di Beethoven e il libretto è molto simile. Eravamo stati invitati dal Beethovenfest di Bonn a far parte di un programma nel quale sarebbero state eseguite le quattro opere conosciute dedicate a Léonore, ma per l’emergenza sanitaria è stato tutto annullato. E lo stesso è accaduto per le due esecuzioni che avremmo dovuto presentare nel Festival di Schwetzingen. Togliendo scene e costumi alla mia produzione ho in un certo senso finanziato il resto del Festival. Ciò che abbiamo risparmiato nella forma scenica completa è andato a compensare la mancanza delle coproduzioni e il minor numero di biglietti che potranno essere messi in vendita».

Questo vale anche per altre produzioni?

«Sì, anche per gli intermedi della Pellegrina, che originariamente erano pensati in forma scenica. L’unica produzione che non subirà questa riduzione è quella della Jung Barockoper legata al Concorso internazionale intitolato a Cesti, L’empio punito di Alessandro Melani. È il primo Don Giovanni della storia della musica, che ha avuto già qualche esecuzione, ma che è poco noto perché è stato oscurato dal capolavoro di Mozart. Si tratta di musica degli anni Settanta del Seicento, con strutture molto composite, che segue il testo con molta precisione alternando arie, ariette, recitativi dando una grande continuità all’azione drammatica. Il progetto giovani sarà diretto da Mariangiola Martello, con le voci selezionate tra i vincitori e i partecipanti della Cesti Competion, che è un concorso ma anche un casting, poiché ogni anno i concorrenti devono presentare obbligatoriamente qualche aria dell’opera prevista per l’anno seguente».

Quale sarà quella del 2020?

«Boris Goudenow di Johann Mattheson. Era un ottimo compositore, un bravo cantante,  e un ottimo cembalista degno di Handel, del quale era molto amico. Quando Handel ha scritto la sua prima opera, l’Almira, andava quasi ogni giorno da Mattheson per le correzioni. All’epoca non fu mai eseguito, e ha avuto solo qualche rappresentazione in tempi moderni ma non è mai entrato in repertorio. La ciaccona finale con cantanti e ballerini è un pezzo meraviglioso».

Anche il Concorso è confermato?

«Sì. Ci sono già 160 iscritti da ogni parte del mondo. È sempre un grande successo per la scena del canto barocco. Speriamo che le limitazioni dei viaggi vengano ridotte, anche per via dei visti. A questo proposito Jeffrey Francis, il coach vocale della Jung Barockoper che doveva anche interpretare il ruolo di Don Fernando, il ministro nella Leonora, non ha ottenuto il visto perché il suo paese, Israele, non è nella green list austriaca e dunque non potrà viaggiare. Gli eccellenti artisti che lo sostituiranno sono due: Anna Bonitatibus per l’attività di coaching, e Kresimir Spicer per l’opera. In altri momenti sarebbe stato impensabile trovarli liberi, anche con molto anticipo, ma di questi tempi per fortuna hanno potuto accettare il nostro invito…»

Nel corso del mese di agosto ci saranno anche diversi concerti di musica vocale e strumentale.

«Tra questi potrei ricordare quello dell’Accademia Bizantina, con i concerti di Vivaldi per viola d’amore, o il bellissimo Stabat Mater di Pergolesi eseguito dalla Freiburger Barock Orchestra. O ancora l’atteso recital di Franco Fagioli, che ha accettato di ripeterlo due volte accogliendo le richieste del pubblico, e poi lo Jephte proposto dal giovane ensemble Voces Suaves che è una composizione meravigliosa, con il lamento finale che conclude l’oratorio che considero una delle vette più alte della musica occidentale». 

E il Concerto mobile, cosa prevede?

«Lo facciamo da parecchi anni per portare la nostra musica dove di solito non arriva, ossia nei quartieri periferici, e questa iniziativa nel tempo ha avuto molto successo. Abbiamo cominciato con un carretto trasformato in un piccolo palco, ma quest’anno collaboreremo con un cinema all’aperto molto grande che ha una capienza di circa mille persone, e quindi anche con il distanziamento potrà accogliere un pubblico più numeroso». 

Nonostante la difficile situazione si tratta di un programma molto vario che abbraccia un ampio arco temporale. Era già previsto in partenza o è stato rimodellato a seguito della pandemia?

«È un miracolo averlo messo in piedi, ma in sostanza si tratta di quello che avevamo pensato all’inizio quando ancora non si sapeva ciò che sarebbe accaduto nel mondo. Di tutti i programmi provvisori che avevamo via via ipotizzato, non c’è nulla. Siamo riusciti a salvare una buona parte dei concerti, ma ci siamo dovuti adattare alle rigorose norme di sicurezza emanate dal governo. Potremo utilizzare solo alcune delle chiese previste, e ad esempio la Messa di Beethoven sarà eseguita in teatro, con un cast vocale di solisti di primissimo ordine composto da Laura Aikin, Anke Vondung, Werner Güra e Georg Nigl».

«Tutti i musicisti dovranno presentare un certificato medico e ci sarà la costante misurazione della temperatura, annotata in un diario, con entrate e uscite differenziate, e inevitabilmente sarà scoraggiata la vita sociale».

«Anche il piano delle prove è stato modificato.Tutti i musicisti dovranno presentare un certificato medico e ci sarà la costante misurazione della temperatura, annotata in un diario, con entrate e uscite differenziate, e inevitabilmente sarà scoraggiata la vita sociale, anche se devo dire che in tutto il Tirolo e in particolare a Innsbruck, sotto il profilo sanitario la situazione è molto tranquilla e i contagi sono rarissimi. L’ingresso in teatro sarà regolato, una fila alla volta, e ogni spettatore avrà un posto libero attorno e avanti e dietro, anche se si tratta di famigliari, congiunti. Sarà la stessa cosa per tutti. Siamo in contatto giornaliero con la Croce Rossa e con le autorità sanitarie e tutto è stato approvato».

«Il 20 luglio iniziano le prove e per entrare in Austria io devo aver fatto il tampone, come tutti gli altri artisti, ma posso mettere gli orchestrali senza distanziamento a patto che abbiano la mascherina, laddove è possibile. In confronto a ciò che pensavamo ad aprile la situazione è molto migliore. C’è stato un lavoro enorme perché fino a poche settimane fa non sapevamo se avremmo potuto veramente fare il festival, ma ce la stiamo mettendo tutta per non privare il pubblico del nostro appuntamento annuale».

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