I mottetti modenesi di Stradella

Un libro di Renato Calza affronta lo studio dei diciassette mottetti di Alessandro Stradella custoditi nella Biblioteca Estense di Modena

Stradella - Renato Calza
Articolo
classica

Renato Calza
Affetti devoti e trionfi, contesti biblici e morali. Invenzione nei mottetti di Alessandro Stradella
Diastema Editrice 2018, 191 pp.,18 €
 

I diciassette mottetti di Alessandro Stradella contenuti in tre manoscritti non autografi custoditi nella Biblioteca Estense di Modena sono una preziosa testimonianza della qualità artistica del compositore seicentesco. L’interesse nei confronti della sua musica da parte della corte estense e del duca Francesco II è testimoniata dalla esecuzione di alcuni oratori, avvenuta dopo la prematura morte di Stradella, e dalla presenza dei mottetti che vennero certamente eseguiti nella città estense, fatto attestato dalla esistenza delle singole parti copiate dai manoscritti.

Stradella Renato Calza

L’accurato e minuzioso studio di Renato Calza prende in esame tutti i quattordici mottetti "devozionali" trascrivendo e traducendo i rispettivi testi, che vengono scandagliati alla luce della retorica barocca e della poetica controriformista, quasi verso per verso, mettendo in evidenza sia i riferimenti biblici, che quelli della letteratura morale dell’epoca. L’analisi testuale mette in luce la grande quantità di metafore e allegorie che risuonano nei versi dei mottetti conferendo loro una dimensione a tratti teatrale che viene ulteriormente sottolineata dal loro trattamento musicale. Per ciascun mottetto, infatti, dopo l’esame dei diversi gruppi di testi che lo compongono, vengono evidenziati gli aspetti della costruzione musicale di ogni sezione.  

Oltre alla varietà della loro struttura, da quelli a voce sola e basso continuo con o senza strumenti obbligati, fino a quelli concertati a quattro, cinque o sei voci, è di particolare rilevanza la predominanza di testi di libera invenzione, in alcuni casi attribuiti al compositore stesso. Gli unici testi liturgici presenti nel primo dei tre codici, il 1140, sono quelli di una antifona mariana, di un inno per il Corpus Domini e di una lamentazione per il Mercoledì santo, ma nel primo mottetto presente in questo manoscritto, Care Jesu suavissime, al nome di Stradella è chiaramente attribuito anche il testo, pieno di gioioso ardore mistico, che esalta la figura di san Filippo Neri "tutto votato all’amore verso Dio". Dall’invito a cantare le lodi al fondatore della Congregazione dell’Oratorio si presume che il mottetto sia  stato composto per la festa dedicata al santo e destinato all’oratorio della Vallicella a Roma. Anche il testo del sesto mottetto dello stesso manoscritto, Dixit angelis suis iratus Deus, è attribuito a Stradella, e rappresenta con un efficace taglio narrativo la Vergine che rivolgendosi al Figlio implora pietà per intercedere e placare l’ira divina provocata dai peccati degli uomini, con la trionfale immagine finale dei mille angeli con le cetre e delle mille trombe che esaltano il "dolce nome di Maria". 

Nel secondo manoscritto, il 1141, che contiene quattro mottetti di cui i primi due per soli soprano e continuo, in Locutus est Dominus de nube ignis per soprano due violini e continuo risalta il drammatico monologo di una inerme Vergine, chiamata da Dio a combattere il Male, che invoca l’aiuto dei cieli per affrontare bellicosamente le potenze infernali fino alla vittoria finale.

Il tema del Male è presente anche negli ultimi due dei sei mottetti del terzo manoscritto, il 1143, i più imponenti dal punto di vista dell’organico e della insita dimensione teatrale. Pugna, certamen militia est vita humana per quattro voci soliste, coro a quattro e orchestra con ritornelli di concerto grosso, con le sue tredici sezioni ha quasi le proporzioni di un oratorio, e venne scritto per la nobile giovane Angelica Lante, fatta monaca nel 1675 con il nome di suor Maria Cristina. Il suo testo è costruito come un dialogo tra la novizia e le tre forze maligne, il Mondo, la Carne e il Demonio, che tentano invano la sua virtù. Se alcuni aspetti del testo di questo mottetto possono ricordare lontanamente la Rappresentazione di Anima e di Corpo di de’ Cavalieri, l’ultimo mottetto a cinque del terzo manoscritto, Convocamini, congregamini inferni spiritus, con il suo lungo monologo iniziale che rappresenta l’ira di Lucifero nei confronti della "donna destinata a partorire a un tempo un uomo e Dio" sembra richiamare alla mente il primo atto del Sant’Alessio di Stefano Landi.

Grazie a questo approfondito studio di Renato Calza dai mottetti stradelliani, particolarmente elaborati nella loro scrittura vocale virtuosistica, emergono le variegate forme della devozione dell’epoca barocca, adattabili a contesti diversi e probabilmente frutto di committenza al di fuori dell’ambiente ecclesiastico. La fitta trama di nessi intertestuali e musicali e la varietà di accostamenti e associazioni proposti dal libro è tale, che alla fine della sua lettura si prova un intenso desiderio di ascoltare queste musiche dal forte potere evocativo.

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