Chevallier: Africa e jazz per i bambini

Al Sottodiciotto Film Festival una serata dedicata al documentarista francese e al sassofonista guineano Momo Wandel Soumah

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La serata del 1 dicembre al Cinema Massimo torinese, nel contesto di Sottodiciotto Film Festival, è dedicata al documentarista francese Laurent Chevallier: un militante e dedica tempo a spiegare ai bambini francesi lo schiavismo, le deportazioni e la nascita della musica nera extra africana. Le opere di Chevallier sono diffuse nelle scuole elementari in Francia, trattano con intelligenza e poesia i temi dell'integrazione multietnica che in Francia è realtà. Momo è il fantastico Momo Wandel Soumah (1926-2003), decano del jazz africano: creava la sua musica senza scriverla, ispirato dalle canzoni popolari guineane con l'idea di farle ballabili. «Come un Louis Armstrong uscito dalla savana» riunì intorno a sé ed al suo sax alto i grandi maestri degli strumenti tradizionali africani: kora, balafon, djembé, trasportando il pubblico dalla tradizione all'avanguardia senza soluzione di continuità. Chevallier, con sequenze d'archivio scelte tra oltre quaranta ore di registrazione effettuate nel corso di un'amicizia durata dieci anni, predispone un tributo a una vita di canti, note, swing. Soumah è stato un testimone privilegiato della storia dell'Africa contemporanea. La Guinea, un tempo nodo nevralgico della tratta degli schiavi, fu la prima nazione africana ad ottenere l'indipendenza dalle colonie nel 1958 grazie al presidente socialista Sékou Touré, che fece un'orchestra in ogni quartiere, coltivando l'orgoglio nazionale e la cultura autoctona attraverso la musica e l'arte. Momo visse dapprima l'epoca coloniale con le orchestre destinate ai balli per i bianchi, quindi la conquista dell'indipendenza, per poi restare negli anni Sessanta e Settanta nelle orchestre nazionali della rivoluzione guineana nell'epoca in cui s'utilizzava la musica per forgiare e assemblare le culture di una nuova nazione. Il lungometraggio documentario Expérience Africane è la cronaca di un progetto educativo che ha permesso a un gruppo di adolescenti francesi di fare un viaggio alle radici del ritmo e di scoperta di un diverso modo di vivere e intendere la musica, grazie a un soggiorno in Africa. Il collegio Marciac di Gers, nella regione Midi-Pyrénées, ha concepito, per evitare la chiusura dell'istituto a causa dello spopolamento rurale, un percorso di studi in cui l'insegnamento della musica jazz affianca le materie tradizionali. Racconta il regista: «Questa originalità arricchisce gli allievi non solo di conoscenze musicali differenti ma anche di altre visioni del mondo. Da qui è nata l'idea del film, di far incontrare a questi apprendisti musicisti jazz altri che conoscevo bene, il gruppo Folifö formato dai compagni di Momo Wandel. È questa esperienza unica per gli adolescenti, musicale ma anche umana, questo incontro tra jazzmen in erba e grandi musicisti dell'Africa nera, che sognavo di filmare». Negli anni più recenti Momo Wandel si era insediato come compositore e musicista principale al cuore della nuova troupe Circus Baobab, il primo circo acrobatico dell'Africa Nera. Il progetto del Centre d'Art Acrobatique d'Afrique de l'Ouest è una scuola che prepara ai mestieri del circo, con l'obiettivo di offrire prospettive lavorative ai bambini di strada. Ancora, L'enfant noir è tratto dall'omonima autobiografia di Laye Camara, la storia di un bambino africano che deve lasciare il villaggio d'origine, la sua famiglia, le sue radici, tradotta in trenta lingue, considerata uno dei simboli della letteratura nera ed utilizzata come libro di testo nelle scuole francesi. La speranza per uscire da miseria e disperazione e razzismo, spiega Chevallier, è riposta nella musica e nella creatività e infine nella spontaneità dei bambini.

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