La Volksoper di Vienna propone un allestimento di La sposa venduta di Smetana che cerca nuove soluzioni di regia senza però abbandonare i cliscée che non possono mancare quando ci si trova di fronte alla cosiddetta opera nazionale. Buono il cast dei cantanti, poco differenziata la resa orchestrale.

La Neue Oper Wien esegue in prima assoluta l'Orfeo di Christoph Cech, un lavoro per la scena costruito partendo dall'ononimo modello monteverdiano. Nonostante la regia problematica e la dizione incomprensibile dei cantanti, un'interessante riflessione sulle attuali possibilità del teatro musicale.

Con grazia e leggerezza la Kammeroper propone il Venus e Adonis di John Blow in prima esecuzione austriaca. Il team della regia è lo stesso che ha assistito Schlingensief nel Parsifal dello scorso Bayreuth e il suo concetto cerca di trasportare in un discorso attuale con l'uso di immagini e multimedia il teatro illusionista barocco. Un ottimo esperimento che catapulta la Kammeroper ai primi posti della scena teatrale e operistica viennese.

Nella nuova Norma in forma da concerto della Staatsoper di Vienna, Edita Gruberova debutta nella parte e dà una grande lezione di musicalità e virtuosismo canoro. L'orchestra per una volta senza l'alibi della buca si presenta in grande forma e conferma di essere uno dei migliori ensemble operistici attualmente in circolazione

Il nuovo allestimento della Staatsoper porta in primo piano uno dei maggiori talenti canori della nuova generazione, la mezzosoprano Elina Garanca. Un altro giovane talento, il direttore svizzero Philippe Jordan, non raggiunge con la poco motivata orchestra gli esiti e gli effetti che forse avrebbe voluto ottenere.

Per inaugurare la nuova stagione, la Neue Oper di Vienna ha scelto una combinazione insolita: Die 7 Todessünden di Kurt Weill e Katzelmacher, l'opera di Kurt Schwertsik tratta dal film ononimo di Fassbinder. Buoni gli esiti anche se la serata si è rivelata troppo lunga e a tratti noiosa.

La Kammeroper di Vienna propone la pima esecuzione europea di Avenue X, un musical a cappella ambientato nella Brooklyn degli anni '60 in cui viene tematizzato – simile a West Side Story – il conflitto tra gruppi etnici. L'idea è buona, ma due ore di canto senza ausili strumentali possono creare diversi problemi.

Il direttore inglese Daniel Harding sceglie un lavoro controverso per firmare il suo debutto sul podio della Wiener Philharmoniker. La Decima Sinfonia di Mahler, l'ultima e incompleta del compositore, risuona nella versione di Cooke e dà a orchestra e direttore la possibilitá di illustrare come Mahler avesse immaginato il futuro del genere sinfonico e, tout court, l'evoluzione della composizione.

Nella sua tournée europea, oltre a Roma e Barcellona, Jarrett fa tappa a
Vienna e omaggia la città con un lungo concerto nel Musikverein. Il
"maestro" appare rilassato e accompagna il pubblico in una passeggiata
attraverso i diversi stili del jazz, o meglio, della musica pianistica del
Ventesimo secolo.

Un ottimo cast, una regia originale e interessante e una condotta esemplare dell'orchestra accompagnano il pubblico viennese attraverso la versione in lingua francese del Don Carlos di Verdi. Una maratona di 5 ore con reazioni contrastanti del pubblico: un allestimento di altissimo livello che non si dimenticherà con tanta facilità.

La Volksoper di Vienna propone la prima esecuzione scenica austriaca dell'opera Irrelohe di Franz Schreker. Grande prova dell'orchestra che fa sembrare l'opera una complessa sinfonia, un arco drammatico ricco di contrasti e sottigliezze timbriche. Semplice ma efficace la regia e buon organico vocale.

L'accoppiata Menotti-Domingo riporta l'opera ai tempi del suo massimo splendore, quando le emozioni sembravano sgorgare ancora incontrollate e il canto ne era il principale ambasciatore.