Fasti senza scena

Nella nuova Norma in forma da concerto della Staatsoper di Vienna, Edita Gruberova debutta nella parte e dà una grande lezione di musicalità e virtuosismo canoro. L'orchestra per una volta senza l'alibi della buca si presenta in grande forma e conferma di essere uno dei migliori ensemble operistici attualmente in circolazione

Recensione
classica
Staatsoper Vienna
Vincenzo Bellini
26 Febbraio 2005
L'Opera di Vienna rientra nei circuiti turistici ed è per questo uno dei luoghi più frequentati da comitive di giovani americani e giapponesi in visita alla capitale austriaca. Chi sa quale sia stata la prima reazione quando questa sera si sono trovati – ignari – un'orchestra sul palco, invece delle solite quinte chiuse? La rappresentazione della Norma che l'istituzione ha messo in cartellone, infatti, è eccezionalmente in forma di concerto. I motivi economici dietro a questa scelta sono intelligibili, ma la stampa gossip ha sottolineato che a Edita Gruberova - che debutta per l'occasione nella parte principale - non va a genio il cosiddetto "Regietheater", e che per evitare eventuali malintesi si è preferito questo compromesso. Cerchiamo allora di vederne i lati positivi. Senza dover pensare ai movimenti scenici i cantanti si possono concentrare sull'aspetto della chiarezza testuale. La Gruberova qui è da invidiare. A ciò si aggiunga una sensibilità timbrica in tutti i registri e in tutte le dinamiche e perfezione quasi disumana nelle colorature e negli acuti (il soprano canta la partitura originale senza alcuna trasposizione) e si dimentica quasi subito che l'opera senza regia non incanta. L'orchestra è degna comprimaria. Catapultata sul palco e senza l'alibi della buca la Filarmonica viennese si presenta con le prime selezioni, e si sente! Accompagna con grazia come se ricamasse e nella direzione di Haider la partitura diventa un epos rappresentato su un grande broccato. Il coro funziona senza scadere in facili enfasi sonore. Norma è un'opera al femminile: la Krasteva affianca la Gruberova con penetranza e sicurezza, senza sentirsi in soggezione. Indimenticabile il duetto delle due donne; peccato che la primadonna possa essere una sola.

Note: Versione Concertante

Interpreti: Pollione: Salvatore Licitra Oroveso: Dan Paul Dumitrescu Norma: Edita Gruberova Adalgisa: Nadia Krasteva Clotilde: Inna Los Flavio: Marian Talaba

Direttore: Friedrich Haider

Maestro Coro: Marco Ozbic

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Milano: applausi al concerto dei Pomeriggi Musicali

classica

Alla Deutsche Opera am Rhein di Düsseldorf “Surrogate Cities” di Heiner Goebbels diventa un balletto con le coreografie di Demis Volpi

classica

Applaudito debutto al Teatro alla Scala per il ventottenne pianista brianzolo con musiche di Kurtág, Ogura e Schubert