Portogruaro al via
Alessandro Taverna porta l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai con Gianna Fratta

La 43esima edizione del Festival Internazionale di Musica di Portogruaro ha come titolo “Modulazioni”. Il termine, che in musica significa i passaggi da una tonalità a un’altra, è metaforicamente usato per indicare un programma che si propone di connettere diverse aree della musica: il repertorio classico, il jazz, la musica elettronica, l’opera.
Per muoversi in questo reticolo, Alessandro Taverna, nella duplice veste di pianista e direttore artistico, ha inaugurato il Festival, il 29 agosto, partendo dal cuore del repertorio classico-romantico, con una serata che accostava il primo Concerto per pianoforte e orchestra di Brahms alla Sinfonia n. 3 “Scozzese” di Mendelssohn, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino diretta da Gianna Fratta.
Il risultato è stato molto apprezzato. Con Brahms, se i fili del contrappunto sono dipanati con chiarezza e precisione, il più è fatto. Pianista e direttrice hanno adottato tempi e dinamiche efficaci a che l’impalcatura musicale fosse sempre profilata con nettezza: il resto veniva da sé. In più, Taverna ha saputo valorizzare con piccoli indugi quei momenti in cui Brahms (il severo, il progressivo) sembra per un attimo perdersi, divagare, i momenti “quasi una fantasia”, debitori a Schumann, e che in certe curvature cromatiche fanno già pensare a Debussy, prima che tutti i fili si riannodino.
Fratta ha diretto Mendelssohn con altrettanto rigore formale: anche nel supremo Felix il rigore non produce rigidezza, anzi, è la condizione necessaria per svelare le linee del contrappunto mentre i temi si diffondono tra le parti, vista la sua prodigiosa (e mai troppo a sufficienza ricordata) capacità di orchestratore. Tutto andava sempre avanti, le linee non si spezzavano mai, le melodie si rifrangevano come su un prisma. L’Orchestra ha suonato con meravigliosa lucentezza, e la sezione di ottoni con una pienezza di suono che poche volte abbiamo sentito così ricca. Ma, ripetiamo, mai fine a sé stessa, sempre in dialogo con il resto: in Mendelssohn ogni piccolo frammento tematico, anche il più semplice, è indispensabile all’edificazione di una specie di palazzo stregato, che ti attira dentro, ti intrappola, prima di commuoverti.
Il concerto era sold-out, il teatro Luigi Russolo pieno, il pubblico molto caloroso. Insomma, il Festival è iniziato sotto i migliori auspici.
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