I paradossi di un musical cameristico

La Kammeroper di Vienna propone la pima esecuzione europea di Avenue X, un musical a cappella ambientato nella Brooklyn degli anni '60 in cui viene tematizzato – simile a West Side Story – il conflitto tra gruppi etnici. L'idea è buona, ma due ore di canto senza ausili strumentali possono creare diversi problemi.

Recensione
classica
Wiener Kammeroper Wien
Ray Leslee
04 Gennaio 2005
Il concetto è originale: un musical senza orchestra e balli che abbandona la principale caratteristica del genere, la spettacolarità. Un musical cameristico, per di più a cappella! In America, dove il lavoro viene eseguito da ormai 11 anni, l'idea ha funzionato e Avenue X ha riscosso successi esaltanti. La prima esecuzione europea si deve invece confrontare con tale quesito: possono otto cantanti senza orchestra, con coreografie spartane e scene minimalistiche, contribuire alla riuscita "organica" di un'opera per la scena? Ambientato nella New York degli anni '60, il musical tematizza i conflitti razziali tra afro- e italoamericani. Di conseguenza, la partitura è un miscuglio di elementi della cultura nera (gospel, jazz, blues, stile doo-wop – quello che ha segnato il successo di tante combo vocali degli anni Sessanta come i Platters –) e di quella bianca (canzone americana, rock'n'roll, opera e musica popolare italiana). Il tutto potrebbe anche funzionare se l'a cappella riuscisse perfettamente, senza incertezze di intonazione e sbavature ritmiche. L'opera di Leslee sarebbe un ottimo intrattenimento serale, una valida alternativa al cinema o alla prima serata televisiva. Il gruppo vocale, però, è disomogeneo. Più precisi e espressivi i cantanti di colore (Garcia, Shivers e Alston Bukowsky), ma è anche vero che nella maggiorparte dei generi musicali utilizzati il colore della pella conta, e come. Gli altri interpreti, soprattutto quando aumenta il numero delle voci coinvolte nella polifonia, mostrano piccoli problemi, e ciò in un contesto senza strumenti ovviamente risalta. Da un punto di vista storico, l'opera è interessante: un'alternativa agli stucchevoli eccessi di Broadway o del West End. Eppure si ha la sensazione che qualcosa manchi. Forse l'orchestra.

Note: prima esecuzione europea

Interpreti: Gino Emnes, Joe Garcia, Carole Alston-Bukowsky, Stephen Shivers, Ramin Dustdar, Bruno Grassini, Axel Olzinger, Murielle Stadelmann

Regia: Alonso Barros

Scene: Cordelia Matthes

Costumi: Cordelia Matthes

Coreografo: Alonso Barros

Direttore: Michael Schnack

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