Un teatro problematico

La volontà di realizzare un melologo per dare evidenza scenica al contenuto letterario che sempre sostanzia la musica di Berlioz ha prodotto in realtà uno spettacolo discontinuo da cui è comunque emersa la buona prova dei musicisti, sebbene con qualche incertezza.

Recensione
classica
Gran Teatro La Fenice Venezia
Hector Berlioz
21 Marzo 2001
Segue l'andamento di un melologo lo spettacolo che questa sera è andato in scena al PalaFenice di Venezia. L'idea di partenza sarebbe dovuta consistere nel dare evidenza scenica al contenuto letterario che sempre sostanzia la musica di Hector Berlioz, intercalando alle composizioni musicali la recitazione di brani tratti dai testi ispiratori. La grande ouverture "Le Roi Lear", le "Huit Scènes de Faust", "La Mort d'Ophélie", la "Marche funèbre pour la dernière scène d'Hamlet" sono le tappe musicali (la successione delle quali scandisce evidentemente un percorso di tipo operistico: ouverture... ultima scena) che la recitazione di Fanny Ardant avrebbe dovuto riunire dando voce ad un pensiero letterario materialmente incastonato nella musica: una poltrona, un leggio ed un paralume disegnano un angolo di lettura che l'allestimento semiscenico prevede al centro del palco, collocato tra coro ed orchestra. Queste le intenzioni di partenza che però si scontrano con la realtà dei tempi del teatro, anziché dare forza alla musica infatti la recitazione, così ritmicamente inserita tra un'esecuzione e l'altra, frammenta il fluire dello spettacolo; la mancanza poi di un filo conduttore ben definito, che leghi il contenuto dei testi, rafforza il senso di discontinuità, ed esalta la natura poco organica che caratterizza le stesse composizioni musicali. Testo e musica stanno dunque lì accostati senza che tra i due scatti una qualche sinergia, colpevole forse la performance un po' monocorde della Ardant che pare non brillare per varietà del timbro vocale. I musicisti da parte loro hanno offerto una prova soddisfacente: i brevi momenti musicali delle otto scene dal Faust hanno messo in luce dei bravi cantanti, comunque non impegnati in una difficile scrittura vocale; coro e orchestra, diretti da J. Tate, sono emersi discretamente nonostante qualche problema d'insieme. Il pubblico non molto numeroso ha applaudito calorosamente.

Note: prima esecuzione italiana - nuovo all.

Interpreti: Ardant, Schroeder, Costa, Cullagh, Cash

Regia: Bepi Morassi (coordinamento scenico)

Orchestra: Orchestra del Teatro la Fenice

Direttore: Jeffrey Tate

Coro: Coro del Teatro la Fenice

Maestro Coro: Giovanni Andreoli

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