Ri-conoscere Vivaldi

Roma: L’affare Vivaldi – concerto reading con Federico Maria Sardelli

Modo Antiquo e Federico Maria Sardelli
Modo Antiquo e Federico Maria Sardelli
Recensione
Teatro Argentina, Roma
L’affare Vivaldi – concerto reading
07 Marzo 2019

Lo splendido Concerto in re minore per violino, archi e continuo RV 813 con il quale è iniziata la performance musicale e narrativa di Modo Antiquo e di Federico Maria Sardelli – al Teatro Argentina, nell'ambito della stagione dell'Accademia Filarmonica Romana – va diretto al cuore della questione. Quanto ci sembra di conoscere Vivaldi, ma quanto poco lo conosciamo. La precisione, la trasparenza, l’intensità di questo concerto ancora non chiaramente tripartito e costruito a sezioni che rivelano l’eco della tradizione seicentesca, ma già così moderno e precorritore con la sua incisiva e imperiosa asserzione iniziale che sembra sgombrare il campo da tutto quello che lo precede, e la delicatezza e la poesia degli Adagio e quel commovente Andante che sembra provenire da lontano e che si insinua con la sua malinconica e struggente elegia. ‘Questa musica poteva non esserci’ ha esordito Sardelli, che ha scritto un romanzo storico che è l’antitesi delle banalità e dei luoghi comuni associati alla figura del Prete Rosso, iniziando a raccontare, dopo avere diretto il primo concerto del programma, le incredibili vicende dei manoscritti vivaldiani rimasti nell’oblio per quasi tre secoli dall’anno della morte del compositore, il 1741, fino al 1925. Oggi su quei manoscritti vegliano due angeli custodi, Mauro Foà e Renzo Giordano, grazie alla generosità di due facoltose  famiglie accomunate dalla perdita dei rispettivi figli ancora bambini, e che in momenti diversi misero a disposizione le ingenti somme necessarie alla Biblioteca Universitaria di Torino per l’acquisto dei ventisette volumi che nei passaggi di proprietà tra illustri bibliofili alla fine erano stati separati a causa di due distinte successioni ereditarie. Tra le cinque composizioni vivaldiane magistralmente eseguite da Modo Antiquo grazie anche al violino solista di Federico Guglielmo, Sardelli racconta la avventurosa storia dei manoscritti col tono spigliato del conferenziere che si trasforma in quello di consumato attore quando passa a leggere estratti dal suo romanzo dedicato al compositore, e in quei momenti sembra quasi di vedere il fratello minore di Vivaldi, Francesco, che riesce a sottrarre dalla  casa di famiglia i preziosi manoscritti, prima che il creditore Artabano Tosi possa venirne in possesso; o i volumi malamente impilati su un carretto adibito al trasporto del letame che dal convento salesiano di Borgo San Martino vengono portati alla biblioteca torinese; o ancora di rivivere l’emozione di Alberto Gentili, che fu il primo a capire l’importanza di questa collezione, adoperandosi per metterla al sicuro, e a sfogliarne le pagine che hanno permesso di riscoprire la meravigliosa musica del compositore morto dimenticato e povero a Vienna.

Nulla di questo concerto reading, che prima di approdare a Roma è stato presentato in diverse città italiane, è scontato. Dalle esecuzione delle musiche giovanili del compositore veneziano, come la Sonata in sol maggiore per violino, cello e continuo RV 820 copiata dal suo allievo sassone Pisendel, scoperta da Sardelli e ultima arrivata nello storico catalogo vivaldiano compilato da Peter Ryom, che dal 2007 è affidato alle cure dell’eclettico musicista toscano, fino al dramma delle leggi razziali che impedì a Gentili, primo titolare di una cattedra universitaria di storia della musica, di godere pienamente i frutti delle sue scoperte. Anche il piglio ritmico, spesso originale, e il carattere di queste musiche fa riflettere e contribuisce a farci ri-scoprire Vivaldi.