Musica nuova e memorie, al Lingotto

La voce – in senso proprio e lato – era tema di un programma bene impaginato, che la OSN Rai ha affrontato come sa fare e Roberto Abbado ha diretto con autorevolezza (e qualche cedimento tensivo nel Berio finale).

Recensione
classica
Rai Nuova Musica Torino
Maderna, Vacchi, Cassinelli, Berio
13 Gennaio 2005
Annotatevi il titolo bello e melanconico – "Canti d'ombre" – dell'ultima partitura di Fabio Vacchi, commissione della Sinfonica Nazionale Rai, in prima assoluta al Lingotto e in diretta Radiotre per il primo dei sette concerti di RaiNuovaMusica2005. Un lavoro eccellente, di confezione sontuosa, benissimo scritto e anche coraggioso, se questo è termine adeguato per una sorta di poema sinfonico nel quale trine di citazioni di melodie popolari ("ombre di canti", suggerisce in parafrasi lo stesso Vacchi) innervano uno spesso tessuto espressivo, in cui la voce si fa memoria, motivo di poetica. La voce – in senso proprio e lato – era tema di un programma bene impaginato, che la OSN Rai ha affrontato come sa fare e Roberto Abbado ha diretto con autorevolezza (e qualche cedimento tensivo nel Berio finale). Liricissima l'ispirazione di Aura, opera umanista dell'ultimo Maderna, magico in ossimoro nel dar forma all'action painting sonoro; straordinarie la scelta, il ritmo, la coerenza poetica dei testi delle beriane Epiphanies (Proust Machado Joyce Sanguineti Simon Brecht), nate nel 1961 e rivedute, riorchestrate e tolte all'aura aleatoria trent'anni più tardi (s'è ascoltata la prima italiana di questa versione: la voce era quella di Julie Moffat, capace e pertinente ma piccola e irta d'improbabili pronunce eccezion fatta per l'inglese natio). Tra Vacchi e Berio, "Rosario", il brano vincitore del concorso per i 20 anni del Giornale della Musica. Christian Cassinelli, cagliaritano del 1979, squaderna un istinto visivo che ha convinto una giuria allignante tra altri un Andriessen e un Goebbels, attacca in tono da ambient britannico e immagina un fantasioso "programma", a partire da "un caldo pomeriggio di agosto nel santuario di Santa Maria di Monserrat": canti, promesse, preghiere e un terremoto, con filigrana verista e tanto di campane, con almeno una, insistita citazione letterale dal Sacre e segni di primitivismo.

Interpreti: soprano Julie Moffat

Direttore: Roberto Abbado

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo

classica

Napoli: per il Maggio della Musica

classica

Nuova opera sul dramma dell’emigrazione