La foresta dantesca di Franceschini
Bolzano inaugura l'ultimo innovativo progetto del giovane compositore trentino
Recensione
classica
Il giovane compositore trentino Matteo Franceschini regala a Bolzano una prima assoluta al di fuori dell'ordinario che stupisce per la forma, la sostanza e la capacità evocativa. Forèst si presenta come “food opera”, dove parte integrante è una degustazione preparata dallo chef stellato Alessandro Gilmozzi con i sapori del bosco. La proposta nasce quindi ammiccante, in un periodo televisivo che pullula di programmi di cucina e in un Paese che si prepara al tema dell'Expo 2015. Ma la realtà è tutt'altro che scontata o modaiola. La strada su cui ci conduce Franceschini è un'altra, più intima, filosofica, quasi mistica, dove un incontro di arti – teatro, musica, visual design, light disegn, cibo – nutrono la nostra immaginazione. L'idea è intrigante, lo conferma l'eterogeneità del pubblico che vi assiste, e l'esperienza significativa. Chi è il protagonista dell'opera? La foresta, come recita ovviamente il titolo. Ma “forèst” in dialetto trentino (già usato dal compositore nel suo “Gridario” alla Biennale di Venezia nel 2010) significa “straniero” e questa ambiguità nascosta è la chiave di tutto. Gli spettatori (solo 50 a rappresentazione) sono accolti in uno spazio contenuto come un angolo di bosco e condotti per mano da una Guida (il bravo attore Clément Bresson) ad attraversarne le stagioni albero dopo albero, a cogliere la verità della natura attraverso i suoi elementi, ad assaporarne l'essenza attraverso i suoi profumi e sapori, a conoscere i luoghi attraverso i ricordi raccontati nel canto e a scoprirsi, ad un certo punto, figli ingrati, colpevoli ed assassini nei confronti di madre-natura. La trasformazione è veloce ed inevitabile: da consumatori edonisti a cannibali. Solo ritrovando il legame atavico con la foresta possiamo ritrovare noi stessi, la nostra vera essenza, e trasformarci in fruitori consapevoli. Questo è il ruolo dello chef nell'opera: trasformare la natura in cibo e la nostra cena in un rito religioso. La musica che attraversa quest'opera è essenziale ed eterogenea, dall'uso del live electronics ai giochi vocali sulle sillabe sino ad un'aria barocca per soprano. L'unica categoria con cui descrivere il nuovo lavoro di Franceschini è quella di opera d'arte: totale, complessa, evocativa, significativa, nuova.
Note: visula design: Luca Franceschini, Andrea Franceschini; light design: Kévin Briard
Interpreti: Laura Catrani, soprano; Nicholas Isherwood, basso; Clément Breson, attore; Pierre Cussac, fisarmonica; Leo Morello, violoncello; Matteo Franceschini, live electronics
Regia: Volodia Serre
Scene: Mathias Baudry
Costumi: Mathias Baudry
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