Bruckner, la Quarta prima della Quarta
Alexander Lonquich e l’Orchestra Giovanile Italiana al Maggio Musicale Fiorentino con la prima versione della Quarta di Bruckner
L’affascinante proposta di Alexander Lonquich sul podio dell’Orchestra Giovanile Italiana, per il Maggio Musicale Fiorentino 2024, lo scorso 10 giugno nella Sala Mehta, aveva come focus e principale motivo di interesse quello che potremmo definire l’apprendistato sinfonico in ogni senso singolare di Bruckner, con la prima versione della Quarta. Il compositore si accostò al genere più grande e sfidante fra i quaranta e i cinquant’anni, dopo decenni di un’esistenza modesta e insieme quantomai travagliata di organista. Comunque a un certo punto, sui quarant’anni, Bruckner cominciò ad essere noto e conosciuto a livello internazionale appunto come organista (organista titolare a Sankt Florian e poi a Linz) e compositore di musica sacra, e venne premiata una fedeltà alla musica più forte dei suoi mille dubbi e di un temperamento tormentato, al limite della fobia.
Ed ecco che nel 1868 Bruckner si ritrova a Vienna come docente di armonia, contrappunto e organo del Conservatorio viennese, pronto a gettarsi con ardore nell’avventura sinfonica finora accostata con titubanza; ma sarebbe incappato, in quanto wagneriano (perché a Wagner Bruckner guardava come modello, e l’amicizia con Wagner era da anni il suo conforto e il suo sprone), nell’aspra tenzone pro e contro Wagner, che a Vienna era soprattutto contro, e questo più o meno negli anni in cui la capitale asburgica andava incoronando come re della musica Johannes Brahms.
E, quanto a questo, anche il tragitto sinfonico brahmsiano fu abbastanza tormentato: il solo fatto che la sua Prima Sinfonia abbia visto la luce solo nel 1876 e a Karlsruhe, non a Vienna, la dice lunga. Ma niente eguaglia, com’è ben noto, il tormento di Bruckner nel partorire e dar forma definitiva alle sue creature sinfoniche. Nel caso della Quarta, che certamente è oggi e non da oggi una delle più popolari ed eseguite sinfonie bruckneriane, l’ascolto della prima stesura, datata 1874, si è risolto per chi scrive in una sorta di rivelazione su come in Bruckner in quel momento si muovano tendenze opposte, come le faglie di un terremoto, e cioè un’ispirazione che dà vita a materiali visionari, fantastici, di grande potenza evocativa (non per niente è l’unica sinfonia bruckneriana ad avere un titolo: Romantica), e il bisogno di irreggimentarle in una forma che ha le sue regole (alternanze tematiche, aree armoniche, sviluppi) che Bruckner rispetta ma senza riuscire del tutto a governare questo dualismo. Come ha detto Lonquich presentando il concerto, la Quarta versione 1874 è indubbiamente più fragile rispetto a quella che conosciamo, dopo la lunga revisione 1880 (e altre varianti si sarebbero poi prodotte) che fu coronata finalmente dal successo; manca oltretutto, in questa versione, del suo movimento forse più celebre e più riuscito, lo Scherzo, al cui posto troviamo una pagina meno potente e grintosa. Ma proprio per questo questa Quarta prima versione ci è sembrata tanto interessante: picchi fantastici di un’immaginazione che si drappeggia nel fascino dei luoghi comuni romantici, una città medievale, fieri cavalieri al galoppo, l’incanto della natura nel canto degli uccelli, la caccia, e queste sono indicazioni dello stesso Bruckner che conosciamo da testimonianze successive. Ma è come se questi picchi fantastici stravolgessero continuamente un lessico sinfonico che poi, nella revisione e nelle successive sinfonie, si farà più solido e sicuro; ma qui, in questa versione 1874, si fanno cogliere sì in tutta la loro innocente e ingenua freschezza, e anche in una loro matrice wagneriana che risulta più che mai evidente in certi trattamenti dell’orchestra, come quando gli ottoni godono delle loro apoteosi mentre gli archi si producono alacremente in caroleggianti arpeggi a lunga gittata. E questo è un tratto ricorrente in Bruckner, ma qui, in questa versione, ci è sembrato particolarmente chiaro.
A proposito di ottoni e di archi, è stato poi giustamente additato da Lonquich agli applausi del pubblico il primo corno Dante Magli, protagonista di assoli e a capo di una sezione assai brillante, e, all’inizio del concerto, due prime parti degli archi, il primo violino Hanna Schmidt e il primo violoncello Leonardo Voltan, che avevano proposto insieme a Lonquich il delicato Notturno in mi bemolle maggiore D 897 di Schubert, offerto prima di Bruckner per affinità di tonalità e di suggestioni sognanti. Molto successo
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Versailles, grande successo per Polifemo di Porpora con Franco Fagioli
Apprezzate le prove di Chailly, Netrebko, Tézier e del coro, interessante ma ripetitiva la regia di Muscato