PODCAST | Early Music Stories #119
Alla ricerca dell’improvvisazione perduta

Il percorso che ha preceduto la registrazione del disco Orpheus’ Lute di Bor Zuljan è iniziato nel 2011, quando il musicista ha iniziato la sua ricerca storica presso la Haute École de Musique di Ginevra (HEM) sulle tecniche di improvvisazione contrappuntistica di epoca rinascimentale per il suo strumento.
Dai risultati di questo studio sono emersi diversi dettagli interessanti, come quello della utilizzazione di corde metalliche, e non soltanto di budello, che conferiscono al liuto un timbro argenteo, o dell’adozione di tasti doppi e persino tripli per ottenere risonanze che si avvicinano a quelle dell’arpa ad arpioni.
Zuljan ha così registrato delle improvvisazioni in presa diretta utilizzando il termine più consono a questa prassi, quello dei ricercari, con il quale nel Rinascimento si indicavano le composizioni tese ad esplorare e sperimentare le possibilità tecniche e timbriche di un linguaggio musicale idiomatico per il liuto e altri strumenti.
Nel disco sono presenti anche riletture e interpretazioni di musiche dei più importanti liutisti vissuti a cavallo tra il XV e il XVI secolo, oltre a qualche frottola che il musicista intona con voce non impostata, come presumibilmente avveniva all’epoca.
Nel testo introduttivo del libretto del CD Bor Zuljan ha scritto che “registrare l’improvvisazione è come scattare delle foto di un momento di vita”, e in questa intervista racconta il suo modo di sentire e vivere lo strumento e il suo repertorio.