Muti e i Berliner trionfano a Bologna

Un concerto memorabile inaugura Bologna Festival 2025 su pagine di Rossini, Verdi e Brahms

Muti e i Berliner Philharmoniker (Foto Stephan Rabold)
Muti e i Berliner Philharmoniker (Foto Stephan Rabold)
Recensione
classica
Bologna, Paladozza
Muti e i Berliner Philharmoniker
02 Maggio 2025

Dopo ben 74 anni di assenza, i Berliner Philharmoniker tornano a Bologna per un concerto di beneficenza (il ricavato è devoluto a ANT, Fondazione Policlinico Sant’Orsola e Associazione La Mongolfiera odv) che apre la stagione 2025 di Bologna Festival. Sul podio Riccardo Muti, che celebra l’importanza del rapporto musicale tra Italia e Germania, considerato fondativo di tutta la cultura europea. 

La straordinaria orchestra tedesca mette in mostra le proprie abilità tecniche e interpretative già a partire dall’ouverture del Guglielmo Tell di Rossini. Un’impeccabile esecuzione dei violoncelli e dei contrabbassi ci cala subito in un’alba misteriosa e di sofferta attesa, mentre il teso dialogo tra archi e legni introduce l’arrivo di una tempesta, che con lo scoppio tuonante degli ottoni (eccellente l’intonazione dei tromboni) ci investe con tutta la sua potenza sonora. La furia della natura lascia presto spazio al bellissimo legato del corno inglese, un invito alla quiete prima della travolgente marcia finale, che brilla per il superbo senso del ritmo e del crescendo, merito dell’attenta direzione di Muti, sempre al servizio della melodia e della partitura, di cui viene ottimamente restituito lo spiccato sinfonismo. 

A seguire Le Quattro Stagioni (ballabili atto III) da I vespri siciliani di Verdi, un autentico capolavoro di conduzione ed esecuzione, che entusiasma soprattutto per la costante attenzione alla musicalità e ai caratteri umorali di ogni brano. L’inverno è una danza agitata e scherzosa, a tratti turbata da un tema più burbero e spavaldo dal colore ombroso. La primavera, introdotta dal dolcissimo accompagnamento dell’arpa, dipinge il lento rinnovamento della natura con la melodia serena e placida del clarinetto, alternata a una sezione più spensierata e luminosa. L’estate sorprende per come Muti riesce a restituirne, oltre al suo carattere più civettuolo, anche gli aspetti più misteriosi, languidi e a tratti malinconici, espressivamente resi dall’oboe. La prima parte del concerto termina con i toni minacciosi dell’autunno, subito stemperati da un tema frizzante e travolgente.

Chiude la serata una prodigiosa esecuzione della Sinfonia n. 2 in Re maggiore op. 73 di Brahms, colta dal direttore e dall’orchestra in tutta la sua complessità emotiva. L’Allegro non troppo incanta per la gestione contrappuntistica che sublima in cantabilità e per la raffinatezza con cui i contrasti tra la drammaticità romantica e la quiete bucolica, invocata da Brahms durante tutta la composizione, vengono dissolti secondo una levità dolce e commovente. L’Adagio non troppo ipnotizza con la grazia e l’enigmaticità della sua poesia pastorale, merito di una direzione che evidenzia il mistero invisibile e fugace custodito tra le note. L’Allegretto grazioso – Presto ma non assai scorre con candida delicatezza e infantile innocenza, mentre l’Allegro con spirito conclude la prova maiuscola dei Berliner (sbalorditiva la qualità dei singoli strumentisti) e di Muti, che entusiasma per il controllo delle dinamiche, donandoci un gioioso e vigoroso finale, che per perfezione interpretativa ed esecutiva è pura educazione all’ascolto. 

Al termine di un concerto straordinario e che rimarrà a lungo impresso nella memoria del pubblico bolognese, il Maestro Muti ringrazia i Berliner (soprattutto per aver accettato di esibirsi in un luogo acusticamente non convenzionale come il Paladozza) ricordando l’importanza della cultura europea e che “la musica è il pane dell’anima”. La sala, completamente sold out, risponde entusiasta con una standing ovation e scroscianti applausi. 

 

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