La melodia sul velluto di Gustavsen

Il disco Opening propone una veste rinnovata per il Tord Gustavsen Trio

Tord Gustavsen Trio (foto Caterina Di Perri - ECM Records)
Tord Gustavsen Trio (foto Caterina Di Perri - ECM Records)
Disco
jazz
Tord Gustavsen Trio
Opening
ECM
2022

In questo recente lavoro discografico Tord Gustavsen conferma la sua indagine musicale basata su un materiale sonoro nutrito da una raffinata tensione melodica, plasmata attraverso una prospettiva armonica al tempo stesso uniforme e variegata. Un equilibrio, quello perseguito dal pianista e compositore norvegese, che viene declinato nelle differenti dimensioni espressive rappresentate dai dodici brani che compongono l’album.

Una sorta di compendio di quella cifra stilistica al tempo stesso timbricamente ricercata e armonicamente immediata e comunicativa che connota la formazione guidata dal pianoforte di Gustavsen, comprendendo in uno scambio strumentale decisamente affiatato la batteria di Jarle Vespestad e il contrabbasso di Steinar Raknes, quest’ultimo al suo debutto discografico con questa formazione.

Un trio rinnovato, quindi, quello di Gustavsen che permette al titolare di ricavare nuova linfa per un tracciato creativo che viene modellato brano dopo brano attraverso una fantasia compositiva sinuosa e coinvolgente. Un carattere che emerge fin dal brano di apertura “The Circle”, seguito dal rimando alla tradizione popolare rappresentata dal successivo “Findings / Visa från Rättvik”.

In un quadro tratteggiato dal fluire di uno scambio continuo, il denso lirismo che attraversa le diverse composizioni ora emerge in maniera più stagliata, come nel caso del brano eponimo, ora pare indagare in profondità le diverse atmosfere attraversando le pieghe delle differenti screziature armoniche che connotano gli interventi improvvisativi dei tre musicisti.

Un materiale variegato e coerente al tempo stesso, che trova le oasi più convincenti in composizioni quali “Stream”, il brano più lungo e articolato dell’album, o ancora nella successiva “Ritual”, caratterizzata dall’uso più efficace di un’elettronica mantenuta comunque sempre in una dimensione essenziale.

Un percorso, quello offerto da questo disco, chiuso da due brani non firmati da Gustavsen quali “Fløytelåt / The Flute”, del compositore Gveirr Tveitt, e “Vær sterk, min sjel” di Egil Hovland, tratto da Norsk Salmebok, il libro degli inni della chiesa norvegese, ulteriore omaggio di Gustavsen alla tradizione della sua terra di origine.

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