Frame Drums Italia, i tamburi a cornice sul web

Si è svolta in forma ridotta e online l'undicesima edizione di Frame Drums Italia

Formazione
world
Frame Drums Italia

Si è conclusa da pochi giorni l’undicesima edizione di Frame Drums Italia, quest’anno in forma ridotta e online. Dal 2009 i percussionisti Paolo Rossetti Murittu, Andrea Piccioni e Francesco Savoretti promuovono la cultura e l'arte dei tamburi a cornice con corsi, concerti e seminari che si tengono regolarmente per cinque giorni a giugno presso il resort "La Ginestra" di Montelparo. L'intento è di dar vita a uno spazio in cui sia musicisti professionisti che neofiti, provenienti da paesi diversi, possano interagire e confrontarsi sui tamburi nel mondo. Lo spazio quest’anno è stato realizzato da casa, una home edition, in modalità webinar che si è tenuta dal 10 al 14 giugno, ogni pomeriggio con un corso di due ore.  

Sono cicli ritmici cresciuti all'ombra di uno stile ottomano-turco, quello che ha felicemente inaugurato l’edizione, firmato da Peppe Frana mercoledì 10 giugno. Si racchiude in questo primo incontro l’utilità di focalizzarsi su tempi e ritmi in relazione alle frasi musicali ed i loro percorsi nei sistemi musicali modali. E se la musica e particolari forme in Oriente sono quindi organizzate in un quadro strettamente temporale, in particolare in Iran, il daf è un punto di riferimento ritmico (insieme al tombak), nei quali si mescolano toni alti e popolari, temi religiosi e profani, mondi musicali che dovrebbero portare a riscrivere la storia della musica in Oriente almeno fino al Diciannovesimo secolo, e che esprimono, come afferma Arezoo Rezvani, l'identità originaria della musica modale contemporanea.

Proseguendo sulla strada già intrapresa con il seminario di Frana, l’algerino Salim Beltitane con la darbuka, percussione a calice, viene ancora più a contatto, con l'infinita varietà non solo di cicli ritmici di scuole tunisine, marocchine, algerine – mālūf, āla, sanʻa – giustamente ricalcati da beat provenienti dall’interno dell’Africa subsahariana, ma anche di registri artistici di elevata raffinatezza musicale. I seminari passano poi per l’Italia, e il dialogo interiore di trent'anni di attività con i suoi tammurri e con il Sud Italia ha condotto il Maestro Alfio Antico a “parlare” con il suo strumento, che ha fatto – e lo diciamo in senso letterale, senza alcuna enfasi – la storia della prassi esecutiva del tamburo italiano. Ha chiuso la rassegna l’italiano Andrea Piccioni, avvolto dalla corposa massa sonora e variegata tavolozza timbrica che il tamburello riesce a ricreare ed evocare più di tutti, fatto di pasta tanto cangiante rispetto alle altre ma sempre lucida nella tenuta ritmica. Ci si rivede il prossimo anno con gli stessi interpreti, si spera a Montelparo.