Addio a Bruno Rigacci

Il direttore d'orchestra e compositore è morto a Firenze

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Bruno Rigacci
Bruno Rigacci

E’  morto il 13 gennaio a Firenze il maestro Bruno Rigacci, direttore, compositore e pianista. Era nato a Firenze il 6 marzo 1921. Aveva studiato con Alfredo Casella (pianoforte), Vito Frazzi (composizione) e Adriano Guarnieri (direzione d’orchestra), e fatto il suo esordio in giovanissima età come pianista e compositore, iniziando l‘attività direttoriale con la creazione a Firenze di un’orchestra da camera e ampliandola anche per dirigere lavori propri, fra cui Prof  King a Bergamo nel 1957. Nello stesso anno si accostò al grande repertorio con il suo primo successo rilevante in questo campo, un Trovatore a Stoccolma a cui seguì la sua nomina a direttore stabile del Kungliga Teatern di quella città, incarico a cui ne fecero seguito molti altri a Filadelfia, San Diego, San Juan de Portorico, con un’intensa carriera direttoriale e di docente di direzione in teatri, festival e accademie importanti in Europa, nelle Americhe e in Israele. Della sua attività di direttore del repertorio rimane traccia in incisioni come un Andrea Chénier con Giuseppe Di Stefano e una Lucia con Renata Scotto. Invece come direttore delle Settimane dell’Accademia Chigiana, presso cui fu docente di direzione e direzione d’opera, poi del festival di Barga, e in altre occasioni, Rigacci si era distinto fin dagli anni Sessanta nella riscoperta di titoli rari fra cui citiamo il Falstaff di Salieri, Demetrio e Polibio L’equivoco stravagante di Rossini, Il giocatore di Cherubini, Olivo e Pasquale, I pazzi per progetto, Le convenienze teatrali di Donizetti, poi, negli anni ‘90  la prima ripresa moderna dei Rantzau di Mascagni alla Gran Guardia di Livorno, e un altra rarità mascagnana, Zanetto, a Firenze. L’ultima direzione importante è stata nel 2009: un Requiem verdiano nell’abbazia di San Galgano per il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, che il caso volle che coincidesse con la giornata di lutto nazionale per la strage alla stazione di Viareggio. Ha insegnato per quarant’anni lettura della partitura al Conservatorio di Firenze scrivendo anche un metodo preparatorio per questa materia.

Fino agli ultimi anni, fino all’ictus che l’aveva colpito due anni fa, Rigacci non aveva abbandonato la composizione. Fra i suoi pezzi ricordiamo almeno l’opera Ecuba (1951), e molte composizioni su testo, corali, per voce o voce recitante (GolgothaLa giacca diAstrakan), fra cui ci piace ricordare Dodici personaggi in cerca di voce, “bizzarria melodrammatica” che intende dar voce a personaggi menzionati nelle opere ma che non si vedono né si sentono cantare (come il conte Palmieri, l’Attavanti e simili), e che ebbe una prima esecuzione, però col pianoforte, nel 2008, nei corsi d’opera a Chiari presso Bergamo. Il suo cruccio era che sia ineseguita la sua prima opera, Loredana, che era rimasta incompiuta nel 1942  per la morte del librettista Carlo Zangarini, un autore importante che a sorpresa aveva voluto affidare proprio a questo ventenne un testo per cui avevano manifestato interesse compositori ben più affermati. Rigacci la completò, testo e musica, a mezzo secolo esatto di distanza nel 1992. Da ricordare anche1813 - Omaggio a Giuseppe Verdi,  un concerto per pianoforte ispirato a frammenti tematici  verdiani, scritto insieme al figlio Pietro, anche lui pianista e compositore, che ne ha fatto la prima esecuzione a Lecce nel 1994,  e in tutte le successive esecuzioni. Bruno Rigacci lascia la moglie, Ulla Lindberg, la cantante svedese che aveva conosciuto nel 1949 nella classe di canto di Ines Alfani Tellini alla Chigiana di Siena dove Rigacci era pianista collaboratore (in quell’occasione Rigacci conobbe anche Franco Zeffirelli), e che gli è rimasta accanto per quasi settant’anni. Lascia anche i figli, Pietro e Susanna, nota cantante lirica. C’è un’approfondita monografia a lui dedicata, I volti di Euterpe: Bruno Rigacci musicista fiorentino, di Lorenzo Ancillotti, edito da LoGisma.