Il “postmoderno” non è morto

La Neue Oper Wien mette in scena Sánchez-Verdú

Recensione
classica
Neue Oper Wien Wien
06 Settembre 2011
I quotidiani italiani hanno recentemente pubblicato alcuni interventi nell’ambito dell’attuale dibattito sul superamento (la morte) del pensiero e dell’estetica cosiddetta postmoderna. Le idee a proposito? Spesso chiare, quasi categoriche. L’opera "Gramma (i giardini della scrittura)" dello spagnolo Jóse Maria Sánchez-Verdú tratta invece di dubbi e di contraddizioni, e questo ci piace: in sei scene tra di loro sconnesse riflette sulle ambiguità della scrittura, della memoria, del dimenticare e della cognizione. La drammaturgia dell’opera è peculiare; il libretto è frammentario, essenziale, mescola sezioni tratte da Platone, versi di Omero, Dante, Ovidio, estratti di Agostino, Ugo di San Vittore e i Vangeli. È un lavoro che tematizza la fragilità dell’agire umano, che sovrappone concetti e allusioni in un continuo dialogo con le tradizioni e il divenire culturale dell’Occidente: un palinsesto di testi su cui poter riscrivere e meditare; un’opera che stimola attraverso la sua complessità. Nel presentare la composizione anche l’allestimento si è posto in dialogo, inframezzando l’esecuzione con partiture di Ives ("The unanswered question") e Monteverdi ("Lamento d’Arianna"). La produzione ha cercato di trovare nuove soluzioni espressive e spaziali, mischiando elementi del teatro musicale, della danza e del teatro di prosa. La scena scarna, un danzatore (combina elementi del Tanztheater e del Butoh giapponese), i cantanti, gli attori, tutti interagiscono. Le proiezioni e le luci creano atmosfere cromatiche oniriche. I gesti sono raffinati, quasi impercettibili nella loro filigrana sottigliezza. Ma sono proprio questi, ritornando alle considerazioni iniziali, i punti di forza dell’opera e dell’allestimento: saper trasmettere il dubbio e la tensione intellettuale, senza certezze.

Note: Prima esecuzione austriaca

Interpreti: Paul Lorenger Oliver Ringelhahn Günter Haumer Bibiana Nwobilo Adi Hirschal Manuela Leonhartsberger, Alexander Eschig, Yevgen Gembik, Gernot Heinrich Lesley J. Higl, Sebastian Berger

Regia: Christoph Zauner

Scene: Jörg Brombacher

Costumi: Mareile v. Stritzky

Coreografo: Paul Lorenger

Orchestra: Amadeus ensemble-wien

Direttore: Walter Kobéra

Luci: Norbert Chmel

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo

classica

Napoli: per il Maggio della Musica