Hyde Park Life
I Blur tornano, in formazione completa, con un concerto nel parco londinese
Recensione
pop
Evidentemente l'eco di quello che sono stati i quattro londinesi per la generazione dei teenager degli anni Novanta non è arrivato sino ai nostri anni: registriamo subito l'assenza totale degli under 25. Non è un raduno per anziani, sia chiaro, ma stranisce ritrovarsi tutti intorno agli -enta, strizzandosi l'occhio tra sconosciuti come a dire «so cosa non ci perderemo»: i Blur si sono riformati, e questo è il loro ritorno, il primo di due attesissimi concerti ad Hyde Park. Per i piu pruriginosi lo diciamo subito: Coxon e Albarn, chitarra e voce che divorziarono nel 2003, non si sono risposati. Non proprio Simon e Garfunkel a Central Park, ma poche occhiate e zero dialogo sul monumentale palco. Comunque, se dell'affiatamento umano è difficile dire, quello sonico è ineccepibile; lo schema è quello di sempre: batteria (Dave Rowntree, ora candidato con i laburisti) in difesa, basso (Alex James) a smistare palloni, chitarra (Graham Coxon) fantasista con licenza di svariare su tutto il fronte, e voce e fisico di Damon Albarn centravanti completo. Abituato a Mali, Cina e fumetti deve combattere la prima mezz'ora con il proprio fisico che mal lo supporta, ma preso l'abbrivio c'è solo il rock'n'roll. I quattro non si fanno mancare nulla: fiati, coro e persino Phil Daniels, direttamente da "Quadrophenia", a urlare la grassa "Parklife" a tre quarti di serata. Proprio il disco omonimo pare lo spartiacque di come i nostri si considerino: privilegiato tutto il repertorio antico, quello che arriva fino al terzo disco, tanto che a un successo come "Charmless Man" Albarn preferisce persino "Out of time", in cui Coxon era gia scappato. Poco da "The Great Escape", poco anche dall'omonimo arancione e poco da "13", che ha però il merito di contenere il pezzo piu amato dai più di 50.000 di Hyde Park, quella "Tender" che svolazza cantata da frange di pubblico per tutta la serata. E alla chiusura di "The Universal" anche Damon lascia cantare il pubblico, visibilmente emozionato.
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