Un grande Festival nel nome di Alamire

Laus Polyphoniae ad Anversa

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Che non sia una edizione come le altre lo si capisce dalla complessità del programma, che supera di gran lunga tutti i precedenti. Alle spalle della ventiduesima Laus Polyphoniae di Anversa c'è un intenso lavoro durato oltre cinque anni, che ha coinvolto diverse istituzioni, tra le quali le Università di Lovanio e Anversa, e diverse discipline e campi di studio. Oltre ai numerosi concerti meridiani, pomeridiani, serali e in alcuni casi anche notturni, e varie attività didattiche, risaltano i due grandi eventi che la contraddistinguono: un colloquio internazionale, dal 18 al 23 agosto, e una esposizione multimediale nella Cattedrale di Anversa, che sarà visibile fino al 22 novembre 2015, dedicati al patrimonio musicale custodito nei manoscritti di uno dei più abili e prestigiosi copisti della musica dei maestri franco-fiamminghi, Peter Imhoff, noto come Petrus Alamire (ca. 1470-1536). Nato in una famiglia di mercanti di Norimberga, iniziò a compilare codici musicali per le chiese di Anversa, per poi entrare a far parte della corte di Margherita d'Austria e del futuro imperatore, l'arciduca Carlo, a Mechelen. I suoi splendidi manoscritti, impreziositi da eleganti decorazioni e miniature sono presenti in numerosi archivi e biblioteche d'Europa, e contengono le musiche sacre e profane di tre generazioni di maestri "oltremontani", come Ockeghem, Desprez e Willaert, solo per ricordare i nomi più noti.

Fra le composizioni contenute in una cinquantina di raccolte, ci sono molte musiche inedite che saranno a breve facilmente accessibili, poiché il corpus di Alamire è stato digitalizzato con attrezzature e tecnologie di avanguardia, che hanno varcato anche le porte della Biblioteca Vaticana. L'idea della accessibilità e della fruizione è al centro del paziente e costante lavoro di equipe coordinato da Bart Demuyt, e ispirato dalla necessità di mettere in contatto il mondo accademico con quello della produzione artistica, trasferendo i risultati della ricerca nella pratica dei gruppi musicali e nella formazione didattica. Per tale motivo l'esposizione non prevede solo la presenza dei sette codici conservati in Belgio (uno a Meckelen e gli altri nella Biblioteca Reale di Bruxelles), ma anche installazioni visivo-sonore, progettate da Rudi Knoops, che consentiranno di ascoltare le composizioni da diversi punti di vista/ascolto in modo tale da poter mettere in evidenza ognuna delle voci, o parti, dell'insieme polifonico di ciascun brano. Lo spirito dell'iniziativa si coglie anche attraverso la serie di conferenze-performance coordinate con il programma del convegno, ma fruibili autonomamente, durante le quali studiosi e ricercatori affiancheranno ensemble musicali per illustrare le caratteristiche, i segreti e le singolarità di alcuni codici e/o singole composizioni. Si rafforza in tal modo la vocazione formativa di questo Festival, che da anni contestualizza ogni concerto serale attraverso una conferenza introduttiva che orienta e guida il pubblico verso un ascolto consapevole.

Si tratta dunque di un vero e proprio viaggio nel cuore della polifonia franco-fiamminga, le cui messe, mottetti e chanson divennero linguaggio della musica d'arte delle principali corti europee, come testimonia la diffusione dei manoscritti di Alamire che oltre a copiare musica per sovrani, duchi e principi, svolgeva anche l'attività di corriere, diplomatico e privato, e raccogliendo informazioni riservate e confidenziali, di sicofante. L'elenco dei gruppi in programma è lungo, e fra questi figurano lo Huelgas Ensemble, Zefiro Torna, Cappella Pratensis, Graindelavoix, The Tallis Scholars, The Clerks, Stile Antico, New York Polyphony, Cut Circle e molti altri. A Collegium Vocale Gent & BL!NDMAN è stato affidato il compito di chiudere il Festival il 30 agosto con due composizioni commissionate per l'occasione e ispirate dal mondo sonoro di Alamire: Morgen! di Eric Sleichim, e Diverbio tra mottetti per dodici voci e quartetto di sax di Salvatore Sciarrino.

Paolo Scarnecchia

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