Musica a Kabul

Il primo segnale della 'normalità' a Kabul è stato il ritorno della musica: musica proibita dal regime dei Taliban, che ha portato in esilio cantanti e autori d'ogni sorta.

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Il primo segnale della 'normalità' a Kabul è stato il ritorno della musica: musica proibita dal regime dei Taliban, che ha portato in esilio cantanti e autori d'ogni sorta. Tra questi, Farhad Darya, vera stella del rock (lo si può definire così ?) afghano; ed è Darya, alla sua prima apparizione in Italia, forse l'appuntamento più atteso (il 6 giugno) di una stagione che la Fondazione del Teatro Massimo offre ai titolari della CartaGiovani. Da fine gennaio, infatti, il grande palcoscenico palermitano inaugura una rassegna multietnica, attenta alle sonorità di paesi lontani; cinque concerti (più i Madredeus che il 4 febbraio sono nel cartellone 'ufficiale' della stagione sinfonica) che partono il 25 con il Solis String Quartet ed il loro recital intitolato Metrò,per proseguire con le sonorità iberiche di Ciudad de las ideas del chitarrista spagnolo Vincent Amigo (17 febbraio), e con The icon of freedom della succitata star afghana Farhad Darya. Dopo la pausa estiva (che nello spazio del Teatro di Verdura porterà la grande danza ed un musical come West Side Story) la minirassegna proseguirà il 22 settembre con Uri Caine al pianoforte che, dopo le Variazioni Goldberg bachiane, Mahler e Schubert, con la collaborazione dell'Orchestra del Teatro Massimo, rivisiterà le Variazioni su un tema di Diabelli di Beethoven. L'ultimo appuntamento (12 ottobre) è con un maestro di cross-over tra jazz, paesaggi contemporanei, etnica e musica antica quale il sassofonista Jan Garbarek, il quale offrirà una antologia della sua produzione più recente.