Montepulciano, si cambia guida per il Cantiere

Mauro Montalbetti nuovo direttore artistico dal 2021 al 2023

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Mauro Montalbetti
Mauro Montalbetti

Mauro Montalbetti sarà il nuovo direttore artistico del Cantiere Internazionale d’Arte per il triennio 2021 - 2023. Il compositore bresciano raccoglie il testimone da Roland Böer, il cui incarico, dopo sei anni, nella direzione artistica e musicale si conclude con l’edizione 2020 del Cantiere (17 luglio – 2 agosto). A Montalbetti il compito per rinnovare una guida della manifestazione poliziana, ideata nel 1976 da Hans Werner Henze.

Cinquantenne, bresciano, Montalbetti ha già collaborato con il Cantiere Internazionale d’Arte: nel 2012 ha presentato la sua opera Brimborium!, in seguito vincitrice del Premio Abbiati per la Scuola. Una sua nuova cantata, L’infinito andar del tempo, sarà eseguita in prima assoluta nell’edizione 2020 del Cantiere dagli organici legati all’Istituto di Musica H. W. Henze.

Montalbetti si è diplomato con lode in composizione presso il Conservatorio Verdi di Milano, sotto la guida di Paolo Rimoldi e Irlando Danieli; è tra i compositori italiani più eseguiti e premiati della sua generazione. Autore, tra l’altro, dell’opera Il sogno di una cosa, sulla strage di Piazza della Loggia, la sua musica è stata commissionata e programmata da importanti istituzioni nazionali ed internazionali; le sue opere sono pubblicate da Rai Com e incise per Deutsche Grammophon, Stradivarius, A simple lunch.

Un’anticipazione sulle nuove linee guida del Cantiere, proviene dallo stesso Montalbetti.

Maestro Montalbetti. Come compositore, nel 2012 fece il suo “debutto” a Montepulciano con la favola musicale Brimborium!, vincitrice peraltro del Premio Abbiati per la Scuola. Pensa che quel debutto abbia contribuito al suo nuovo incarico?

«In un certo senso sì. Quell’esperienza è stata fondamentale non solo per la mia carriera di compositore ma anche per avermi fatto comprendere la vera natura del Cantiere. Durante le tre settimane di prove ho potuto assorbirne il progetto culturale che, ancora oggi, condivido pienamente; in quell’occasione ho conosciuto il team della Fondazione e dell’Istituto musicale composto da persone preparate, entusiaste e animate da una passione contagiosa. Insomma sono moto affezionato al Cantiere e affronterò questo incarico con grande impegno.»

Brimborium! è assai diversa da Il sogno di una cosa: quale dei due soggetti stimola maggiormente il suo estro compositivo? O in quale dei due – sempre come autore di musica - si identifica di più?

«Sono entrambe opere molto importanti, alle quali sono molto legato e mi rappresentano appieno. Brimborium! è un progetto che esprime il grande interesse e passione che ho sempre nutrito verso l’insegnamento e verso il mondo infantile. Il sogno di una cosa è l’opera che ho fortissimamente voluto realizzare e che ha segnato maggiormente la mia carriera. È un’opera politica, di teatro civile, sulla memoria e sulla giustizia. Mi rispecchia molto come cittadino e musicista impegnato.»

Ha già idea di cosa proporre – anche in linea di massima -  nelle programmazioni del Cantiere durante il suo incarico triennale?

«Certamente le idee non mancano, vorrei condividerle con i miei futuri collaboratori prima di annunciarle pubblicamente. Posso però dirle che ho inserito la produzione, l’educazione e la formazione al centro del mio progetto triennale.»

La sua conduzione si baserà sulla tradizione, apporterà modifiche o introdurrà novità, riguardo generi e stili, rispetto a quanto finora prodotto dal Cantiere.

«Il Cantiere ha una sua caratteristica ben precisa, consolidata nel tempo. Tuttavia proporrò certamente qualche novità. Seguirò tutta l'edizione 2020, diretta ancora da Roland Böer, e nel frattempo inizierò a lavorare a quella del 2021 con un adeguato anticipo. Ho molte idee, come le accennavo prima, vorrei per esempio aprire agli spettacoli multimediali.»

Sui luoghi comuni tipo ”modernizzare l’opera”, qual è il suo pensiero a riguardo?

«È un discorso molto complesso. Se ci riferiamo al repertorio tradizionale, credo che introducendo la tecnologia con cura e particolare attenzione sia possibile rendere più moderno e affascinante lo spettacolo per il pubblico, in particolare quello del futuro: i giovani. La regia contemporanea ha dato un contributo notevole nel rinnovare e amplificare i contenuti delle drammaturgie del passato, li ha resi attuali e ancora più espliciti. “Modernizzare l’opera” dipende dalla cultura e dall’intelligenza dei protagonisti, in particolare del regista. Molto importante è anche il progetto culturale che porta avanti il teatro che la produce.»

Un suo pensiero anche sulle regie che snaturano completamente il soggetto del libretto e il perché di quelle operazioni.

«Sono operazioni che non condivido, spesso frutto di un esasperato egocentrismo e protagonismo di registi e scenografi. Credo che lo spazio adatto a sperimentazioni e nuovi linguaggi scenografici o drammaturgici possa essere l’opera contemporanea. Sfortunatamente in Italia - ma non solo - si produce pochissimo nuovo teatro musicale.»

Un suo sogno nel cassetto.

«Ne ho molti ad essere sincero. Ne citerò due: scrivere un’opera per un importante teatro europeo e avere come protagonista Barbara Hanningham.»

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