La scomparsa di Giya Kancheli

Colpito per la scomparsa del compositore e amico georgiano, Arvo Pärt dedica due concerti alla memoria di Giya Kancheli

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Giya Kancheli
Giya Kancheli

Lo scorso mercoledì, 2 ottobre, il compositore Giya Kancheli si è spento all'età di 84 anni a seguito di una lunga malattia. Alla notizia della sua scomparsa, l’amico Arvo Pärt, insieme al mondo musicale, esprime il proprio dolore per la perdita di un caro collega e amico di vecchia data, da sempre uniti da spirito affine e nell’impegno a raggiungere in musica la purezza. Per questo motivo l'Arvo Pärt Center ha deciso di dedicare i concerti di sabato 5 e domenica 6 ottobre alla memoria di Giya Kancheli, il cui programma accoglierà Helesa del compositore georgiano.

Nato il 10 agosto 1935 a Tbilisi, sulla scia di Shostakovich, Gubajdulina e molti altri colleghi, Kancheli si occupò prevalentemente di musica di scena e per film nel tentativo di aggirare i severi controlli della censura, assicurandosi così una maggiore libertà di espressione. Tra le oltre 40 colonne sonore firmate, si ricordano quelle della commedia Mimino (1977) e del film di fantascienza Kin-dza-dza! (1986). Oltre all’opera, ha percorso abbondantemente la musica sinfonica (sette Sinfonie), spesso su organici molto importanti, e da camera.

Con l’esecuzione della Philadelphia Orchestra della sua quarta Sinfonia, In memoria di Michelangelo, dal 1978 la musica di Kancheli cominciò a diffondersi in occidente grazie anche all'impegno di amici musicisti come Yuri Bashmet, Gidon Kremer, Kurt Masur, Mstislav Rostropovich, e il Kronos Quartet, incoraggiati dal progetto dell’etichetta ECM di registrate gran parte delle sue composizioni. A seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica, Kancheli si trasferì così a Berlino e, pochi anni dopo, ad Anversa divenendo compositore in residenza della Royal Flemish Philharmonic Orchestra. Per Bashmet scrisse Styx (1999), per viola, coro e orchestra (1999), dedicata al collega Avet Terteryan e all’amico Alfred Schnittke. 

Scandita da luci e ombre, la sua musica risulta straordinariamente comunicativa e immediata, sia nei passaggi di affascinante staticità, che nelle violente esplosioni. Non a caso il compositore russo Rodion Shchedrin arrivò a definire Kancheli come un «asceta con il temperamento di un massimalista; un Vesuvio represso».

A partire dagli anni Novanta la sua musica divenne generalmente più sommessa e nostalgica, di ispirazione religiosa e popolare, al punto da attirare l’attenzione di John Cage. Il senso di esilio che esprime si avverte sin dai titoli dei suoi brani: Abii ne viderem (letteralmente Mi allontano per non vedere), un addio al paese natio devastato dalla guerra civile, oppure Lament (1994), dedicato alla memoria di Luigi Nono.

«Quando compongo musica, non mi concentro sui conflitti quotidiani della vita. Voglio osservarli come un uccello in volo, da un'altezza, da un'angolazione».

 

 

 

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